In occasione della riunione Ecofin di Bruxelles, Giulio Tremonti ha tenuto a precisare, con malcelata soddisfazione, che le banche italiane sono poco esposte nei confronti della Grecia. Citando dati della Banca per i Regolamenti Internazionali (BRI), Tremonti ha detto che
«Sulla Grecia a noi risulta che il sistema Italia è esposto per 8 miliardi, quello tedesco per 35 e quello francese per 80»
E in seguito si è lanciato nella solita pantomima sulle “banche italiane che non parlano inglese”. Il che è piuttosto incomprensibile.
In primo luogo, i dati della BRI non sono necessariamente rappresentativi della effettiva esposizione al rischio-paese. Secondariamente, Tremonti dovrebbe chiarire cosa intende esattamente con l’espressione “conoscere l’inglese”. Noi pensavamo che nel recente passato il ministro si riferisse al ricorso massiccio da parte delle banche a strutturati e derivati di credito, variamente ricombinati, nell’accezione genetica del termine. Se oggi Tremonti riesce a rallegrarsi perché le banche italiane hanno comprato (per conto dei clienti e in conto proprio) pochi titoli di stato di un paese dell’Ue, non capiamo esattamente in cosa consista il compiacimento.
Ma c’è un altra obiezione al mal riposto orgoglio finanziario nazionalistico di Tremonti. Se la Grecia dovesse andare incontro ad una ristrutturazione del proprio debito (leggasi ad un default), l’onda sismica sarebbe tale da coinvolgere anche le italofone banche italiane, date le interconnessioni finanziarie globali. Tremonti non si è chiesto perché le nostre banche non sono rimaste coinvolte nel crack dei subprime ma hanno comunque significativamente stretto il credito alla propria clientela? Esiste una cosa chiamata contagio, che pare sfuggire completamente a Tremonti.
L’unico eventuale beneficio per l’Italia, in uno scenario di default greco, sarebbe dato dalla possibilità di evitare di destinare fondi pubblici al salvataggio di banche. Che è quanto accaduto subito sopo la crisi-Lehman, con buona pace del premier, che ancora va in giro a dire che il governo italiano ha evitato che un solo depositante perdesse un solo euro. Non è andata così, i depositanti italiani non hanno perso un solo euro semplicemente perché le banche italiane non erano in condizioni di dissesto conclamato.
Quando la propaganda scaccia la logica e la realtà, quello che si ottiene sono gli abituali motteggi di Tremonti, ripresi ed amplificati dalle schiere di cocoriti che abbiamo in casa.