Quale possa essere stato il detonatore non è chiaro: se le avventate dichiarazioni di uno degli innumerevoli officials di lingua lunga e gola profonda, inopinatamente contrarie al coinvolgimento del Fondo Monetario Internazionale (dopo averlo lungamente invocato); oppure l’evidenza aneddotica di continui deflussi di capitali di privati ed imprese verso lidi più sicuri come Svizzera, Regno Unito o Cipro; o ancora l’infinito game of chicken con la Germania, con l'”equivoco” sul livello di tasso del prestito di emergenza. Sta di fatto che il mercato è tornato a scommettere pesantemente sul dissesto della Grecia, sia attraverso i credit default swap che vendendo a mani basse i titoli di stato di Atene.
Facciamola molto breve: l’ipotesi di “salvataggio” Ue – anzi, franco-tedesca- di fine marzo (sembrano passati mesi) è un assoluto nonsenso. Il governo greco è stato al gioco, per sprovvedutezza o forse credendo davvero che da quel momento i mercati, impressionati dalla geometrica potenza di fuoco del duo Merkel-Sarkozy, avrebbero fatto crollare di un paio di punti percentuali il costo del ricorso al mercato per Atene. Ma era solo fiction. E non dite che non ve lo avevamo detto.
Come finirà? Ad oggi lo scenario più probabile è quello di una ristrutturazione del debito greco. Delicato eufemismo che rimpiazza il vero termine da utilizzare: default. E avverrà interamente dentro l’euro: senza fantasiose, inutili e tecnicamente irrealizzabili ipotesi di ritorno della dracma. Da quel momento entreremo nella vera terra incognita, passando (sempre per citare Giulio Nostro) al livello superiore del videogame, dove faremo la conoscenza di nuovi e ipervitaminizzati mostri.
Update: anche per Wolfgang Münchau il default è l’evento più probabile, anche se non è per quest’anno.
