Il neosindaco di Lecco, Virginio Brivio, dovrebbe essere studiato nei corsi di antropologia. Esponente del Pd, ha battuto al primo turno nientemeno che il viceministro Roberto Castelli, notabile leghista, già ministro della Giustizia e teatrante quasi fisso a Ballarò e Annozero. Brivio spiega perché e come si può sconfiggere l’invincibile armata verde, quella che “è vicina alla gente” ed è “radicata nel territorio”, come ripetono ogni mattina davanti allo specchio tutti i maggiori (e minori) editorialisti del paese.
Brivio sembra avere le idee piuttosto chiare sul fenomeno Lega:
“La Lega non fa paura, bisogna liberarsi di una montagna di luoghi comuni che ne proiettano un’immagine ben oltre le sue possibilità e le sue capacità. La Lega ‘va di moda’ ma non è quella macchina di ruvida efficienza che abbaglia molti osservatori. Il buon governo ‘verde’ qui è una balla. E i cittadini devono sapere con certezza che noi non useremo mai i bambini, privandoli della mensa, per stanare i genitori che non pagano le rette”
Brivio ritiene di aver scoperto la fonte del crescente consenso al Carroccio. Una tattica geniale, a modo suo:
“C’è una doppiezza leghista che sarà il caso di smascherare una volta per tutte: stanno nel governo che massacra gli enti locali e le loro finanze, votano i massacri e poi vengono qui a fare shopping elettoralistico gridando ‘Roma ladrona’. Mai vista la Lega opporsi alla fiducia chiesta dal premier su un provvedimento che taglia i finanziamenti ai comuni, né lavorare per l’allentamento del patto di stabilità o contro il pericolo della privatizzazione delle reti dell’acqua, dopo l’approvazione del decreto Ronchi”.
Oltre che geniale, questa strategia è pure sinistramente leninista, con l’applicazione della logica del “tanto peggio, tanto meglio”. Ma dal ragionamento di Brivio emerge soprattutto che il “popolo padano”, di fronte allo sgretolamento delle antiche certezze, non vuole alcuna “rivoluzione liberista” ma solo protezione, e vota chi appare più idoneo a fornirla. Se questa è la premessa, e la ricetta per vincere le elezioni, attendiamo quello che succederà quando la Lega (e le sue nuove ancelle del pidielle) avranno tappezzato di verde tutte le stanze dei bottoni di questo paese.
Che succederà allora, quando il popolo padano, spintosi fino a Valmontone, realizzerà che i conti non tornano? Che il federalismo tarda e il lavoro pure, che saremo anche “padroni a casa nostra” ma casa nostra cade a pezzi? Perché noi siamo concreti e pragmatici, vogliamo l’acqua pubblica e i dazi sulla Cina; esigiamo il marchio IGP, Doc, Docg, Cip&Ciop per poter esportare i nostri prodotti in tutto il mondo, ma vogliamo anche i prodotti a “chilometro zero”, perché nessuno deve vendere da noi, solo noi da loro. E fanculo alle contraddizioni, noi abbiamo la Lega che ci fa attraversare la strada e ci compila la dichiarazione dei redditi. E se non è la Lega, saranno i comunisti padani, che poi è la stessa cosa.
La sinistra ha vinto, altre che balle. Come direbbero a Vergate sul Membro, in Padania.