- Esemplare post (in realtà un mini-saggio) di Serena Sileoni sulle ipotizzate (meglio, minacciate) modifiche agli articoli 41 e 118 della Costituzione. Quest’ultimo articolo, in particolare, sembra riscritto dal capo-geometra dell’Edilizia Privata di un comune. Come conclude Serena: “Nel lodevole intento di sfoltire, snellire, semplificare e ridurre le tortuosità burocratico-amministrative introdotte con leggi e regolamenti, si finisce per appesantire e intricare la massima legge dello Stato, che dovrebbe essere strutturata solo su principi generali. Altro che opera di dimagrimento della burocrazia, questa è un’operazione di ingrassamento della Costituzione!”;
- Su nFA, analisi delle proposte di liberalizzazione del Partito democratico. Alcune idee bislacche, soprattutto quelle relative ai carburanti, nel complesso una sufficienza risicata. Ma sempre un enorme passo avanti rispetto alla controriforma di quei liberali all’amatriciana del Pdl. Sul tema, leggasi anche Carlo Stagnaro;
- Uno addenta, uno mastica, uno digerisce. E’ la semplificazione ministeriale verso il federalismo. Attendete, però, manca l’ultima fase del processo, quella meno nobile. Attendiamo la nomina di un ulteriore esponente della nostra classe digerente;
- Probabilmente non ve ne potrà fregar di meno, ma l’arrivo di Cct indicizzati all’euribor e non più al Bot è a suo modo storico, oltre a collocarci nel novero dei paesi civili;
- In Italia in realtà ci sono 750 milioni di persone intercettate, contate meglio. Però evitate anche di dire idiozie;
- Bossi non ha preso bene la nomina di Brancher. A questo punto, resta in piedi la malevola ipotesi che la scelta dipenda soprattutto dalla possibilità per il neoministro di ricorrere al legittimo impedimento. A parte queste amenità, la Lega ha un tale potenziale di liberalizzazione da rivendicare lo spostamento in Padania di alcuni ministeri. Ora è più chiaro: dopo la caricatura di una casa reale, di una dittatura, di una sinistra e di una destra, ecco quella del federalismo. Ai leghisti cercare di capire se il centralismo tremontiano è transitorio o se c’è dell’altro, chiamato realtà;