Un mercato psicolabile. Ma anche no

E’ bastato che il Wall Street Journal pubblicasse oggi un articolo sulla risaputa farsa degli stress test europei (chi l’avrebbe mai detto?) per far ripartire la giostra infernale sui titoli sovrani di Eurolandia. Irlanda, Grecia, Portogallo, tutti ai massimi storici di differenziale contro i Bund tedeschi, o molto prossimi ad essi. Davvero c’era bisogno che il WSJ ricordasse alle banche europee che sono nei guai fino al collo, per far cadere dal letto il mercato?

Né ci sarebbe da premiare i Bund, a dirla tutta, visto che poi ci si è messa l’ulteriore conferma che le banche tedesche sono nei guai fino al collo, secondo i nuovi dettami di Basilea III che stanno per vedere la luce. Ecco qualcosa su cui non dovremmo copiare la Germania, ditelo alla corte dei miracoli di politici italiani sempre pronti a spendere una chiacchiera al bar in provincia.

Pensate che anche il super-falco Axel Weber, l’uomo che vede inflazione ovunque e invoca rigore quando il rigore non colpisce gli scheletri nei capienti armadi delle banche tedesche, il mese scorso aveva rotto la collegialità della Bce proclamando che la fornitura di liquidità da parte dell’Eurotower deve proseguire oltre l’anno nuovo, adducendo alcune motivazioni “tecniche” più trasparenti di una foglia di fico.

E oggi è il momento dei boatos sul framework definitivo di Basilea III, con un florilegio di cuscinetti di capitale che, se confermati, conficcheranno l’ultima banderilla nel collo delle banche europee.

Decisamente, l’emergenza non è finita. Men che mai sulle banche.

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