Se i dati che seguono sono corretti, c’è solo da pregare che Gheddafi resti al potere e tutto “si aggiusti”, e forse neppure in quel caso. In caso di regime change, c’è solo da sperare che i nuovi vertici libici si facciano convincere che Berlusconi scherzava, quando diceva di essere “amico personale” di Gheddafi. Oppure che non era “compos sui“. Non dovrebbe essere difficile, visti i precedenti.
Nei primi 11 mesi del 2010 l’export italiano in Libia si è attestato a 2,4 miliardi di euro. L’anno scorso Sace ha assicurato circa 13 milioni di tali esportazioni (lo 0,04%, ndPh.). Nessun investimento diretto nel paese è stato assicurato (e nessuna copertura è stata richiesta). L’esposizione di Sace nel paese (quindi lo stock di impegni in essere) è comunque inferiore ai 50 milioni. Anche nel 2010 le aziende italiane che operano in Libia sembrano avere avuto una percezione del rischio estremamente bassa, nonostante la categoria di rischio assegnata alla Libia dall’Ocse (6) e dalla stessa Sace (categoria M3 – che è la sesta categoria su una scala di nove).
Resta da capire perché le imprese italiane considerino la Libia un paese a rischio geopolitico pressoché nullo. Suggerimenti?