Macromonitor – 13/3/2011

Altra settimana di turbolenze nella regione Nord Africa Medio Oriente, una serie di dati economici più deboli delle attese ed il devastante sisma in Giappone spingono al ribasso gli attivi rischiosi, ed al rialzo i titoli di stato di maggiore qualità. Nelle ultime tre settimane i mercati azionari hanno accumulato un calo di circa il 3 per cento, che indica una condizione di correzione, sulla cui durata ed intensità ci si interroga.

Classificando i maggiori asset in termini di valore e di posizionamento di mercato, l’azionario non appare troppo stressato: i multipli borsistici e il livello di investimento appaiono prossimi alle medie storiche. Il livello d’investimento sulle materie prime, per contro, appare molto alto, mentre molte di esse sono ai massimi storici assoluti. Il flusso di notizie resta piuttosto confuso, e potrebbe tenere fermi gli investitori. Il rialzo dei prezzi del petrolio e le prime delusioni sui dati macro stanno inducendo alcune case d’investimento a ridimensionare le previsioni di crescita per l’anno in corso, anche se al momento non sembrano esservi rischi per la ripresa in atto.

Nel corso del rally azionario degli ultimi due anni, le correzioni inferiori al 10 per cento sono state benevole, perché non hanno coinciso con revisioni al ribasso delle stime di crescita, e si sono quindi tradotte solo in fasi di presa di profitto. Per contro, i ribassi più marcati (il meno 15 per cento della scorsa estate, sul mercato americano, prima dell’annuncio da parte di Bernanke del secondo round di easing quantitativo) sono stati determinati da alcuni mesi di previsioni di minore crescita.

Sul reddito fisso si è verificato un movimento verso emittenti di maggiore qualità, a seguito dei downgrade di emittenti della periferia dell’area euro (Grecia, Spagna) e del sisma in Giappone. I periferici di Eurolandia hanno ancora una volta sottoperformato, a causa dei declassamenti di rating e della forte offerta di nuove emissioni. Nel declassare la Grecia, Moody’s ha citato il rischio di ristrutturazioni del debito, ed il mercato si è subito mosso in questa direzione. Il vertice europeo dell’11 marzo ha prodotto una riduzione di un punto percentuale del tasso pagato dalla Grecia sui fondi di emergenza dell’Unione, ed un allungamento fino a sette anni e mezzo della durata del prestito, contro l’impegno di Atene a dismissioni per 50 miliardi di euro. Nulla di fatto per la riduzione del tasso all’Irlanda, stante l’indisponibilità del governo di Dublino ad alzare la tassazione sulle imprese ed armonizzare la resto d’Europa la base imponibile aziendale. Si attende il vertice del 24 e 25 marzo per il varo del nuovo “Patto per l’euro”, già “Patto per la competitività”.

Sul mercato azionario, dopo sei mesi di sorprese economiche positive che hanno fornito combustibile al rialzo, si osservano segni di stanchezza congiunturale che potrebbero riflettersi negativamente sulle quotazioni. La minaccia di avvio di un ciclo monetario restrittivo in area euro potrebbe determinare debolezza del mercato azionario dell’area rispetto a quello statunitense.

Sui crediti, gli spread questa settimana si sono allargati dopo il catastrofico sisma in Giappone, l’escalation della crisi mediorientale (anche se il “Giorno della rabbia” in Arabia Saudita si è rivelato un non evento), ed i timori per la periferia europea. La correzione del mercato azionario pone a rischio soprattutto il comparto High Yield, data la correlazione elevata tra le due asset class.

Le materie prime hanno visto un ribasso settimanale del 4 per cento circa, espressa in dollari. Dopo che le posizioni speculative sulla gran parte del comparto hanno toccato nuovi massimi storici, la continua incertezza mediorientale, dati commerciali cinesi apparentemente peggiori del previsto (ma in coincidenza col Capodanno Lunare, che è molto distorsivo delle statistiche economiche) ed il sisma giapponese hanno indotto alcuni ridimensionamenti di posizione.

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