Ieri sera, a Otto e mezzo, Eugenio Scalfari ha ribadito la necessità di una patrimoniale straordinaria per risanare (a suo giudizio) i conti pubblici italiani e rilanciare la crescita (chissà come, data la premessa). In alternativa, Io Padre Fondatore suggerisce una “tassa di scopo”, come quella adottata illo tempore dal governo Prodi-Ciampi e chiamata “Tassa per l’Europa” che, come noto, ha poderosamente rilanciato la crescita italiana nei lustri successivi, fruttò 12.000 miliardi di lire e “fu pagata senza fiatare” dagli italiani, perché questi ultimi “si fidavano delle persone perbene al governo”.
Secondo Scalfari tale tassa di scopo dovrebbe essere pagata “dal ceto medio alto e altissimo“, perché “se non si fa questo, noi continuiamo ad avere un encefalogramma piatto della crescita italiana”.
Richiesto da Lilli Gruber di quantificare la soglia reddituale sopra la quale la tassa di scopo dovrebbe scattare, inchiodando il “ceto medio alto e altissimo” alle proprie responsabilità, Io Padre Fondatore ha fatto una profonda e cosmologica pausa, e ha alfine sentenziato:
“Parliamo di redditi che stanno intorno ai 40.000”
Silenzio imbarazzato di Gruber, dopo aver chiesto a Scalfari di confermare l’importo, e soprattutto di confermare che trattasi di soglia annuale e non mensile: “Eh, ma, sa, ci vuole la massa“, ha compendiato Scalfari. Questi sono i cattivi maestri dello sfascio fiscale, quelli che da oltre mezzo secolo rincitrulliscono la sinistra con i loro teoremi, e sono soprattutto i veri responsabili della nascita e della metastatizzazione del cancro italiano chiamato berlusconismo. E ve lo meritate, Silvio Berlusconi.