Si avvicinano le elezioni e Giulio nostro, dalla fantasia ormai sempre più berlusconizzata, corre in aiuto della mamma di Batman:
«Facciamo shopping di regimi fiscali: se un regime di favore è buono in altri Paesi forse è buono anche qua. Per l’attività finanziaria l’idea è di applicare a Milano i regimi fiscali che per esempio ci sono in Irlanda, per un tempo dato e a determinate condizioni. La bozza del decreto applicativo per l’attivazione finanziaria è pronta, andrà sul sito e sui giornali, sono benvenute critiche ed idee. Cerchiamo di fare di Milano qualcosa di più»
Ora, come sia possibile stimolare insediamenti d’imprese attraverso regimi fiscali agevolati transitori, è un mistero.
Siamo tuttavia preoccupati per gli strati di complessità fiscale aggiuntiva che le proposte di Tremonti, se realizzate, imporrebbero alle imprese finanziarie:
«Se qualcuno mi chiede qual è il sistema fiscale giusto, per le banche proporrei due aliquote: una più bassa per quelle che fanno utili facendo la banca e una più alta se fanno finanza e speculazione». Lo ha affermato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, nell’incontro con gli industriali di Torino (Ansa, 16 febbraio 2011)
Quindi chi fa finanza a Milano, a regime, avrà tasse più basse ma anche più alte. Ci sarà un netting a pressione fiscale invariata e tanto lavoro per i fiscalisti?
Quello che ha parlato oggi è il Tremonti cattivo, s’intende. Quello buono (che poi è quello che vuole gli sgravi fiscali sulla raccolta per la Banca del Sud) ha già detto la sua. Sulla finanza, ad esempio:
«Quest’anno cresciamo all’1,1 per cento, perfettamente in linea con le previsioni del governo. Meno di altri paesi? In parte è vero, ma non dimenticatevi che in questi 10 anni alcuni paesi sono cresciuti molto, drogati dalla finanza, e oggi stanno scendendo le valli baldanzosamente percorse grazie alle carte di credito, leve finanziarie, con tutta la finanza privata» (Ansa, 16 febbraio 2011)
Non fa una piega: per arrivare a Milano, che sta in pianura, occorre scendere le valli. Meglio farlo con la finanza, cioè con carte di credito e derivati. Quanto al binomio Irlanda-finanza, è un innegabile modello, come ben sa il Tremonti buono:
«L’Irlanda ha enormi problemi non causati dal debito pubblico ma dalla finanza privata che era grande ed è crollata. L’Irlanda è il caso di un Paese relativamente piccolo – ha con una struttura economica abbastanza agricola che di colpo diventa finanziaria. Vi ricordate quanti professori hanno magnificato la tigre celtica, con il modello basato sulla finanza? La finanza è saltata perché non era fondata» (Ansa, 15 ottobre 2010)
Ma non siamo disfattisti, attendiamo (se mai avverrà) l’affissione delle novantacinque tesi tremontiane sul portale del duomo del Tesoro, poi valuteremo.