Il titolo di questo post è ispirato ad un pregevole libro di Guido Rossi di quasi un decennio addietro, in cui si evidenziava come il conflitto d’interesse si avviasse a diventare ormai l’asse portante del capitalismo occidentale e di quello italiano in particolare. E questo titolo ci pare perfetto per segnalare l’editoriale di Luigi Zingales sul Sole di ieri, in cui il docente della Booth School of Business dell’Università di Chicago segnala il ruolo perversamente oligarchico svolto dai compensation commitee delle imprese italiane quotate.
Nulla di inedito, il tema è ampiamente trattato nel mai abbastanza consigliato (da noi) libro “La paga dei padroni” di Gianni Dragoni e Giorgio Meletti, ma merita segnalare il caso di una società che al momento non brilla per risultati, tranne che per quelli retributivi del suo a.d. Perdonerete l’esteso copiaincolla, ma merita. Questo esempio dovrebbe essere insegnato nelle business school come caso di studio di predazione e di tutto ciò che non dovrebbe essere la governance aziendale, grassetti nostri:
«Nella categoria “ad”, la palma va ai componenti del comitato remunerazione di FonSai, che hanno pagato complessivamente 5 milioni Fausto Marchionni, più degli amministratori delegati di Eni, Enel e Generali, che hanno una capitalizzazione di Borsa rispettivamente 70, 40 e 25 volte quella di FonSai. Fino a ottobre 2010 nel comitato remunerazione sedeva lo stesso Fausto Marchionni, Enzo Mei e Cosimo Rucellai. Quante persone possono vantare il privilegio di sedere nel proprio comitato di remunerazione? Per fortuna che la società si affretta a chiarire nella relazione di bilancio 2009 che «l’amministratore delegato non ha peraltro mai partecipato a riunioni in cui venisse decisa la sua remunerazione». Non ce n’era bisogno, visto che i due membri indipendenti erano rispettivamente il presidente della Società Gestione Capannelle, nel cui ippodromo si svolge ogni anno il concorso ippico sponsorizzato da Fondiaria Sai, e il vicepresidente di Milano Assicurazioni, una società del gruppo»
«La generosità di questo comitato si vede anche dai compensi offerti al presidente Jonella Ligresti (2,4 milioni contro una media europea di 600mila) e al presidente della controllata Immobiliare Lombarda Gioacchino Paolo Ligresti (2,9 milioni). Sarebbe interessante sapere se il Consiglio di FonSai, “che ha ritenuto opportuno chiamare a far parte del Comitato remunerazione anche l’amministratore delegato per motivi di opportuno coordinamento con la gestione aziendale”, si sia preoccupato che le decisioni prese potessero essere influenzate dal fatto che l’ex amministratore delegato determinava i compensi dei suoi azionisti di controllo»
Vista la composizione del Comitato remunerazione di FonSai non è sorprendente che vinca anche la palma per compensi straordinari in spregio alla performance di Borsa. FonSai nel 2010 ha perso il 40% del valore, contro un declino del Mib di solo l’11%, ciononostante l’amministratore delegato è stato premiato con 5 milioni. E poi molti dicono che la buona corporate governance non conta!»
Proprio così. Si è detto che serve un’assemblea societaria meno disarmata di fronte alle prevaricazioni manageriali (e dei gruppi di controllo, che al management si saldano, soprattutto in Italia), ma se volete comunque vedere un lieto fine in queste vicende, sappiate che ci pensa comunque il mercato, a dare la pagella definitiva. Anche in Italia.