Macromonitor – 10/7/2011

Il rally di azionario e crediti è proseguito in settimana, mentre i bond hanno perso terreno fino al dato del mercato del lavoro statunitense, quando la tendenza si è nuovamente invertita. La forte volatilità dei mercati sconsiglia l’assunzione di posizioni ampie, mentre i volumi negoziati si riducono considerevolmente. I fondi hedge basati su momentum e strategie macro stanno avendo seri problemi, quest’anno e (soprattutto) questo mese.

Tra le notizie negative della settimana, il deludente dato dei payrolls americani, che conferma la contrazione del settore pubblico e l’approccio conservativo alla spesa nel settore privato. I dati di commercio e produzione dei paesi emergenti asiatici sono risultati più deboli delle attese, aumentando il rischio che l’aggiustamento delle scorte ed il rimbalzo globale della produzione industriale siano rinviati di qualche mese. Stress sovrano ancora in aumento in Europa, mentre gli investitori attendono l’esito dei nuovi stress test bancari e continua a non esservi accordo tra autorità ed obbligazionisti circa le modalità di partecipazione del settore privato al salvataggio della periferia.

In un simile contesto, caratterizzato da crescita bassa ed elevati rischi, la regola di base resta quella di privilegiare realtà sovrane ed aziendali che hanno i “conti in ordine”, cioè basso livello di debito. Si tratta in generale delle economie emergenti, imprese globalizzate e paesi sviluppati di dimensioni minori, quali Canada, Svizzera, Svezia, Norvegia, Australia e Nuova Zelanda. Tutti caratterizzati da buon passo di crescita e bassi deficit pubblici, di cui si avvantaggiano anche i cambi. Tra i paesi sviluppati, i dati di attività sembrano premiare gli Usa sull’Europa.

Nel reddito fisso, solo cattive notizie in settimana. Pessimo dato occupazionale negli Stati Uniti, mentre la crescita continua a deludere nel Regno Unito. In area euro, il downgrade del Portogallo da parte di Moody’s e (soprattutto) la persistente incertezza sulla partecipazione dei privati ai salvataggi hanno spaventato i mercati, soprattutto quello italiano, che ha visto una marcata ascesa negli spread, a nuovi massimi storici contro Bund.

Sul mercato azionario, la settimana è terminata male sulla scorta del deludente dato di occupazione statunitense. Questa settimana inizia la reporting season americana, ed il vistoso ridimensionamento delle attese sugli utili per azione verificatosi nelle ultime settimane potrebbe rappresentare una base su cui costruire sorprese finalmente positive.

I mercati dei cambi hanno visto due svolte nel dibattito sul debito statunitense: i leader del Congresso hanno riconosciuto che il tetto del debito dovrà essere alzato, ed il presidente Obama ha ammesso che Repubblicani e Democratici dovranno fare delle concessioni reciproche. Gli Usa dovrebbero quindi evitare il default tecnico alzando il tetto del debito prima del 2 agosto, istituendo simultanei aumenti di tassazione, tagli di spesa e riforma degli entitlements (sanità, previdenza), per preservare il proprio rating tripla A e la credibilità sui mercati. Le conseguenze di tale accordo, per il dollaro, sono ambivalenti: negative per la stretta fiscale, che allontana ulteriormente nel tempo quella monetaria. Tuttavia, l’eventuale introduzione di un rimpatrio di profitti in esenzione d’imposta aiuterebbe un rafforzamento del biglietto verde. Da tenere in considerazione anche la crisi dell’euro, e la forza espressa dalle commodity currencies.

Nuovo rally delle materie prime in settimana, in rialzo del 5 per cento in dollari, spinte da energia ed agricoltura. Secondo rialzo settimanale consecutivo per il greggio, con il Brent che è ormai sopra il livello precedente l’annuncio del rilascio di scorte strategiche da parte della Agenzia Internazionale dell’Energia. Nel 2012 il mercato dovrà affrontare il venir meno dell’effetto-rilascio ed i crescenti dubbi sulla reale entità della capacità di riserva dell’Opec. E’ verosimile che i consumatori cercheranno di mitigare questa incertezza detenendo più scorte, e ciò dovrebbe mettere volatilità ai mercati, oltre stringere le condizioni di offerta. Nelle ultime settimane il prezzo del rame ha ripreso a crescere, ed è ora di circa il 13 per cento sopra rispetto ai minimi di inizio maggio. Il movimento in backwardation di inizio maggio sul mercato di Shanghai (prezzi a pronti mediamente più alti delle scadenze futures) ha rappresentato l’indicazione dell’inizio della ripresa della domanda fisica in Cina.

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