Mentre lo spread tra Italia e Germania resta al suo nuovo e insostenibile livello, apprendiamo che l’offerta di moneta M1 italiana, espressa al netto dell’inflazione, negli ultimi sei mesi si è contratta del 7 per cento su base annualizzata, un deterioramento più veloce di quello verificatosi nel 2008. Se la storia vale qualcosa, un movimento di questo tipo implica una recessione entro i successivi 6-12 mesi.
Il problema è che gli aggregati monetari sono in decelerazione/contrazione anche nel cuore dell’Eurozona. La variazione tendenziale annua dell’offerta nominale di moneta M1, per l’intera Eurozona a maggio è all’1,2 per cento. Il minimo storico per questa serie fu il più 0,2 per cento ad agosto 2008. Eppure la Bce prosegue ad alzare il costo del denaro. Forse non ci sono alternative, forse si. Di sicuro, quanti gridano all’inflazione prossima ventura provino a rasserenarsi: sono maggiori i rischi di deflazione, ancora una volta.