Nel giorno in cui S&P dimostra di essere il poliziotto cattivo del rating mondiale, e si porta a ben tre notch di vantaggio su Moody’s rispetto al Belpaese, le reazioni della nostra classe dirigente al declassamento sono scontate e deprimenti, come ci si aspetta da un paese ormai perduto.
Dal Corriere, che con grande sprezzo del ridicolo riesce a titolare sulla “sorpresa” del taglio di rating, dimenticando che il negative watch si risolve entro tre mesi salvo tempi supplementari; alla presidente di Confindustria che getta la permanente oltre l’ostacolo e conferma la rottura col governo, chiedendone qualcosa che assomiglia alle dimissioni, almeno per oggi; a Pierferdinando Casini, che invoca un “consiglio” di uomini e (soprattutto) donne del Pdl su Berlusconi affinché si dimetta; al solito babbeo leghista che invoca una agenzia di rating europea; a Cicchitto che dà la colpa a magistratura, media e opposizione; agli analfabeti delle associazioni dei consumatori, che invocano la procura di Trani, ormai divenuta la Norimberga de noantri. Nulla di nuovo sul teatrino dei falliti che stanno portando il paese alla perdizione.
Qualcosa possiamo aggiungerlo noi: le colpe di questo governo saranno scolpite nei libri di storia, per non aver riformato un accidente di nulla in un decennio, baloccandosi tra i motteggi del peggior ministro dell’Economia degli ultimi 150 anni, gli emboli (non ancora fulminanti) del peggior ministro del Lavoro, la latitanza di due ministri dello Sviluppo economico, il berciare fastidioso del ministro della Funzione Pubblica più ridicolmente sopravvalutato di tutti i tempi, un premier erotomane sempre più disconnesso dalla realtà, il suo principale alleato (e frenatore) sempre più prigioniero della malattia.
Ma sapete quale è la tragedia di questo paese? E’ il suo corporativismo metastatizzato, frutto di una estrema e radicata diffidenza sociale, altro che ciarlare di “coesione sociale”, caro Sacconi e cari tutti. Questo sistema di mini-caste che alla fine ne esprimono una ad esse sovraordinata, contro la quale inveire se non si viene cooptati a pranzo è la vera motivazione del downgrade del paese, il primo di una lunghissima serie. Saranno anche stati i comunisti, sarà il complotto della massoneria internazionale, saranno le fasi lunari: ma la sensazione, che è certezza, è che l’attuale opposizione ci avrebbe dato (ci darà) poco e nulla, salvo un maggior rispetto della forma, perché è un modello culturale ad essere arrivato al capolinea della storia.
Sono ormai anni che scriviamo, su questo sito, della malattia italiana. La nausea ormai prevale, oltre al desiderio di non prendere a ripetersi ossessivamente come un ministro qualunque. Inutile scrivere oltre. Verrà un altro governo, ma se cercherà di quadrare il cerchio solo come somma e minimo comune denominatore di interessi corporativi, andrà a sua volta a sbattere. Perché non è solo Berlusconi ad essere nudo ed avercelo piccolo ma è un intero paese, con la sua fintamente paciosa inclinazione autoassolutoria e le sue scorciatoie verso il burrone.
Ma ciò detto, Berlusconi deve andarsene: è una basilare esigenza di igiene pubblica.