Ieri, a margine dell’ineluttabile workshop Ambrosetti di Cernobbio, il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, rispondendo ad una classica domanda sull’altrettanto classico caro-energia, è riuscito a dire che “se sapremo utilizzare risorse italiane, giacimenti di petrolio e di gas non ancora sviluppati”, anche questo potrà contribuire ad evitare che le bollette “crescano ulteriormente”. C’è da restare basiti.
Basterebbe un minimo di buonsenso, oltre alla osservazione di quanto accade negli Stati Uniti da decenni, a livello di dibattito politico, per capire che quanto affermato da Passera è del tutto privo di senso. Anche un paese come gli Stati Uniti è strutturalmente impossibilitato ad incidere sui costi delle materie prime energetiche dal lato dell’offerta, pur disponendo del 2 per cento delle riserve petrolifere mondiali accertate. Certo, loro possono influire sulla domanda, essendo responsabili di un quinto dei consumi globali di petrolio (e sarebbe anche l’ora che lo facessero), ma dubitiamo che la considerazione di Passera si riferisse alla possibilità che il nostro paese, grazie ad una sapiente e virtuosa politica di risparmio energetico, finisca col determinare un ribasso dei prezzi dell’energia sui mercati mondiali.
No, Passera si riferiva proprio al lato dell’offerta. Trivelliamo, e giungeremo a ridurre la bolletta energetica per il nostro paese. Ora, ammesso e non concesso di scoprire un giorno che l’Italia galleggia sopra un oceano di petrolio, i prezzi del medesimo si formano sui mercati globali. Siamo tutti price taker, Stati Uniti inclusi. Come sia possibile che, dalla esplorazione, il nostro paese riesca a ridurre i propri costi energetici (sui quali grava una fiscalità ormai criminale), è un mistero. O meglio, è una potente corbelleria sfuggita ad un ministro che finora ha faticato a trovare un ruolo ed inviare un proprio messaggio, dentro l’esecutivo.
La cosa più sconcertante, ma ormai in termini relativi, è che oggi non si trovi un giornale che esponga il nonsenso assoluto delle parole di Passera. Anzi, Repubblica riesce persino a citare la “proposta” inserendola in un pezzo imbastito per trasmettere il messaggio che “il governo ha un piano”, come già ebbero a scrivere per il taglio della prima aliquota Irpef per effetto del recupero di evasione fiscale. Come andarono le cose, dovreste ricordarlo. Qui, tutto si riconduce agli incentivi alle rinnovabili, che stanno letteralmente spellando vivi i consumatori italiani. Ma ve lo immaginate che accadrebbe, il giorno che un esecutivo mettesse davvero mano a questa perversione? Avremmo ululati degli ambientalisti contro i criminali che uccidono l”energia verde”, come il colore del fondo delle nostre tasche, ormai. Nessuna analisi costi-benefici, siamo italiani, ci ribelliamo all’economia e soprattutto ai numeri. Speriamo che Passera si riscatti almeno in quest’ambito, le premesse paiono esserci. Come sempre, però.
Come che sia, questa frase di Passera un senso ce l’ha: il ministro è tutto fuorché un tecnico, quindi è pronto per “scendere in campo”. E trivellare, magari.