Il prezzo della sicurezza

Il Fondo Monetario Internazionale segnala un tema già noto da tempo agli addetti ai lavori, ma non ancora al grande pubblico: nel mondo, a causa delle crisi fiscali, sta verificandosi una crescente rarefazione di titoli “sicuri”. Secondo le valutazioni del FMI, la forte e crescente domanda per carta “sicura”, indotta sia da avversione al rischio che dalla regolazione degli intermediari finanziari, rischia di creare nuovi problemi alla stabilità finanziaria.

La ricerca di sicurezza determinerà pressioni al rialzo sui prezzi (ed al ribasso sui rendimenti) su emittenti sovrani ed aziendali di qualità, con conseguente aumento globale della volatilità e penuria di liquidità. I sovrani considerati più sicuri potranno emettere debito a condizioni risibili, perché il mondo si concentrerà sempre più non sul ritorno sul capitale, ma sul ritorno del capitale (capital preservation). Come già accade oggi per la Germania, in pratica. Superfluo segnalare che questi paesi rischieranno di subire una vera e propria maledizione: saranno invasi da liquidità planetaria alla ricerca di un porto sicuro, e le loro banche centrali rischieranno di perdere il controllo degli aggregati monetari e creditizi. Per contro, le nazioni escluse da questo club esclusivo si troveranno a vivere in condizioni di finanziamento del proprio debito sovrano simili a quelle dei paesi emergenti, con tutto quello che ciò implica in termini di costo del credito e rischi di crisi.

Il FMI ha stimato, escludendo le tredici nazioni più rischiose, che l’offerta di debito “sicuro” si restringerà di oltre 9.000 miliardi di dollari entro il 2016, un sesto del fabbisogno totale previsto. Anche riguardo i requisiti di capitale bancario, sarà necessario rivedere i criteri di ponderazione, per non ripetere il tragico errore fatto in Eurozona, quando il debito pubblico di tutti i paesi godeva di ponderazione zero, ed è finita come sappiamo.

Il tutto avendo ben presente che il paese che oggi è sicuro potrebbe non esserlo domani. Ci attende un periodo di forti torsioni e distorsioni sui mercati finanziari globali, destinate a riflettersi anche sull’economia reale e tali da rendere ancora più difficoltoso tentare un’azione di vigilanza e contenimento del rischio sistemico.

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