Interessante notiziola sull’Acquedotto Pugliese, il monumento al chavismo de noantri targato Vendola. La Corte dei conti, sezione di controllo degli enti, non ne gradisce le modalità di cosiddetta gestione, con un bel bonus erogato all’amministratore unico che ha favorito la transazione con la quale l’ente, al modico prezzo di 13 milioni di euro, si è liberato di un contratto in derivati che lo stava incravattando. Altro dato molto significativo è la distribuzione di un provento una tantum di 12,25 milioni di euro all’azionista totalitario (non ancora in senso politico) Regione Puglia, prelevato dalle riserva straordinaria accumulata ante-2010.
Pare, in sostanza, che sia in atto una distribuzione della polpa, in attesa di toccare rapidamente muscoli, tendini e ossa. Crollo della posizione netta di liquidità, ricorso pressoché esclusivo al debito per finanziare l’impegnativo piano di investimenti. La domanda sorge spontanea: dove troverà, la Regione Puglia, i soldi per ricapitalizzare una struttura che scricchiola sempre più sotto il peso dei debiti, se passa il tempo a farsi corrispondere riserve straordinarie di utili non distribuiti? L’AQP è un disastro che attende di accadere. Quando succederà, colpendo le tasche dei contribuenti pugliesi, è auspicabile che qualcuno ricordi al carismatico governatore che le tecniche per indebolire dall’interno una entità aziendale (ché di questo si tratta, anche se non è più una SpA) sono sempre le stesse, a prescindere dalla natura giuridica del controllante. Ma noi attendiamo fiduciosi i fan del governatore: ci spiegheranno che l’ente fa utili. Perché a noi è la differenza tra conto economico e posizione finanziaria che ci frega, signora mia.