Macromonitor – 16/9/2012

Marcati azionari a nuovi massimi questa settimana, dopo l’annuncio della Fed di una nuova azione monetaria non convenzionale, che tuttavia ha prodotto anche forti ribassi dell’obbligazionario ed un’ascesa nelle attese inflazionistiche, con asset reali (inflation linked, oro, materie prime) in forte ripresa.

Fino ad oggi la bassa crescita economica, provocata da riduzione dell’indebitamento e politiche fiscali restrittive che minacciano di condurre alla deflazione, ha causato risposte delle autorità monetarie basate sulla reflazione: un diluvio di liquidità che fluisce su tutti gli attivi finanziari, azioni ed obbligazioni. In questo secondo caso si inducono strategie cosiddette di carry, in cui cioè ci si indebita a breve termine, sfruttando tassi prossimi allo zero, e si acquista a medio-lungo termine, dove i rendimenti sono ancora relativamente elevati. L’azione annunciata dalla Fed il 13 settembre appare tuttavia profondamente differente da quelle del passato. Acquisti di titoli ipotecari per 40 miliardi mensili a tempo indeterminato e fin quando il mercato del lavoro non migliorerà “in modo sostanziale” ed una posizione di politica monetaria altamente accomodante “per considerevole tempo dopo che la ripresa economica si sarà rafforzata”, portano l’azione della Fed in un nuovo territorio ed a chiedersi se, in tal modo, la banca centrale statunitense non giunga ad accettare una maggiore inflazione nel tentativo di creare occupazione. Se così fosse, sarebbe necessario modificare le proprie strategie di investimento, privilegiando attivi reali (azioni, materie prime, valute di paesi produttori delle stesse) ed evitando (o almeno riducendo) l’investimento in titoli obbligazionari.

Sul mercato obbligazionario governativo, rendimenti in rialzo, in parallelo ai corsi del mercato azionario. Le obbligazioni ipotecarie (Mortgage Backed Securities, MBS) beneficeranno dell’azione della Fed. Sommando i 40 miliardi di dollari di nuovi acquisti mensili al programma attuale di reinvestimento di cedole e titoli in scadenza, si giunge ad acquisti per oltre 65 miliardi di dollari mensili, più di metà dell’offerta disponibile. In Eurozona, rilevante restringimento degli spread periferici, dopo l’annuncio del programma di acquisti condizionati della Bce e la sentenza della corte costituzionale tedesca, che sostanzialmente ha dato il via libera a Fiscal compact e – soprattutto – alla nascita del fondo salvastati ESM. A conferma dell’impatto positivo dell’aggressiva posizione della Bce si segnala l’aumento di emissioni societarie delle banche della periferia dell’Eurozona, che hanno trovato più o meno agevole assorbimento presso gli investitori.

Sul mercato azionario, nuovi massimi post-Lehman per gli indici dei paesi sviluppati. Dal minimo di inizio giugno l’indice MSCI World è cresciuto del 15 per cento. Il mercato azionario beneficia dell’azione aggressiva delle banche centrali e degli stimoli cinesi, pur se controversi per dimensione. L’azionario dei paesi emergenti sta iniziando a performare meglio di quello dei paesi sviluppati. L’azione della Fed e l’ipotesi di maggiore tolleranza verro accelerazioni inflazionistiche sono destinate a sostenere settori azionari più sensibili all’inflazione, quali materie prime ed immobiliare. Le banche, soprattutto europee, mostrano un positivo andamento azionario, grazie all’azione delle banche centrali.

Sui mercati obbligazionari a spread, ulteriore restringimento in settimana, dopo la sentenza della corte costituzionale tedesca e l’esito delle elezioni olandesi, che premia (verosimilmente con una grande coalizione) Liberali e Laburisti, due forze politiche non euroscettiche. L’annuncio della Fed ha completato il quadro di notizie positive. Nel complesso, il quadro di mercato favorevole al rischio sta premiando emittenti a minore merito di credito.

Sul mercato dei cambi, gli annunci di Fed e Bce hanno determinato un cedimento del dollaro. In apparenza, l’attuale contesto pare strutturalmente sfavorevole al dollaro e favorevole a strategie di carry, con annunci di tassi a breve termine ancorati a zero, acquisti di attivi ad alto rendimento e posizioni sul dollaro ancora moderatamente lunghe. Tale strategia appare valida almeno nel breve termine, data la stretta fiscale in essere, destinata ad accentuarsi a inizio 2013 con il fiscal cliff statunitense.

In settimana, materie prime in rialzo di circa il 2 per cento, guidate da metalli base ed energia. Alcuni analisti hanno alzato le previsioni di prezzo per il petrolio, a causa di una domanda più sostenuta delle attese e produzione non-Opec più debole del previsto. Le crescenti tensioni in Medio Oriente sono destinate a sostenere i prezzi. I metalli base hanno beneficiato dell’annuncio cinese di un ampio pacchetto di investimenti infrastrutturali e stimolo fiscale. L’espansione delle dimensioni del bilancio della Fed è destinata a sostenere anche le quotazioni dei metalli preziosi.

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