Settimana in ribasso per i mercati rischiosi, rendimenti dei titoli di stato poco variati ed obbligazioni societarie con spread lievemente più larghi. Mercati evidentemente in attesa di un evento che ponga fine allo stallo attuale.
La crescita globale continua ad essere molto debole e su una traiettoria ancora lievemente cedente, ormai per il terzo trimestre consecutivo, mentre le previsioni di rimbalzo (peraltro in forma piuttosto tenue) sono rinviate al primo trimestre del prossimo anno. L’elevata incertezza sulle politiche pubbliche, negli Stati Uniti come in Eurozona, costituisce una forza frenante sempre più rilevante, sia per la spesa aziendale che per l’orientamento dei flussi di portafoglio tra tipologie di investimenti.
Negli Stati Uniti, all’indomani delle elezioni del 6 novembre, si porrà con grande forza il tema della stretta fiscale che, senza interventi legislativi, colpirà il prossimo primo gennaio (fiscal cliff). Allo stato attuale, l’esito più probabile è che dalle urne non uscirà un chiaro mandato per l’uno o per l’altro partito, e che di conseguenza ci sarà un accordo minimale per ridurre ma non eliminare la stretta fiscale, stimata intorno al 4 per cento di Pil in assenza di correttivi. Questo corso di eventi non riuscirà quindi a creare un quadro di riferimento di lungo termine (tipicamente decennale) per la politica fiscale statunitense, e questo tenderà a perpetuare l’incertezza. Gli investitori hanno sinora preferito i prodotti a spread, tipicamente obbligazioni societarie e debito sovrano dei paesi emergenti, anziché il mercato azionario. Le evidenze aneddotiche mostrano ritorni sull’investimento nei prodotti a spread che sono superiori a quelli del mercato azionario, corretti per il rischio, oltre a flussi di portafoglio del tutto squilibrati sui primi rispetto al secondo. Questa situazione anomala ma persistente è frutto di crescita debole di economia ed utili aziendali e di politiche monetarie estremamente espansive per contrastare la crisi, oltre che di movimenti di progressiva riduzione del grado di indebitamento del settore privato dell’economia (famiglie ed imprese), tutti elementi che convergono a creare un habitat molto favorevole per l’investimento in prodotti a spread.
Sul mercato obbligazionario governativo, rendimenti stabili in settimana, con lieve ritracciamento dei guadagni fatti segnare recentemente dai periferici. Per la Spagna, i dati disponibili mostrano primi segni di rientro dei capitali ed un aumento del ricorso a finanziamenti tramite operazioni di pronti contro termine tra banche, che riduce lievemente l’esposizione verso la Bce. Anche i sondaggi tra gestori mostrano una risalita del peso nei portafogli dei titoli di stato periferici.
Sul mercato azionario, il progredire della reporting season statunitense mostra qualche delusione sullo sviluppo dei fatturati, mentre gli utili per azione escono mediamente in linea con le attese. In Europa, per contro, sia utili che fatturati stanno lievemente battendo il consenso.
Sul mercato dei cambi, il dollaro mostra lievi segni di rafforzamento in parallelo al progredire della reporting season azionaria statunitense, con le sue delusioni soprattutto sul versante dei fatturati. Tutto il mondo attende i due maggiori eventi politici degli ultimi anni, quelli che contribuiranno in modo decisivo anche al corso degli eventi economici: l’elezione presidenziale statunitense del 6 novembre ed il ricambio ai vertici del Partito comunista cinese l’8 novembre. Il 30 ottobre, inoltre, la Bank of Japan deciderà con alta probabilità un nuovo episodio di easing quantitativo su larga scala, e potrebbe anche assumere posizioni più aggressive ad esempio sull’obiettivo di inflazione, oggi fissato all’1 per cento, così come decidere acquisti di attivi esteri per tentare di deprezzare in modo durevole il cambio dello yen, anche se quest’ultima decisione potrebbe rivelarsi piuttosto rischiosa, nella misura in cui innescasse deflussi di risparmio domestico per cogliere guadagni in conto cambi. Senza contare che una simile decisione vedrebbe, con alta probabilità, la contrarietà dell’Amministrazione statunitense, indipendentemente da chi sarà eletto a giorni.
In settimana, forte correzione per le materie prime, dell’ordine del 3 per cento in dollari, guidata da energia e metalli base. Al momento sull’energia pesa la debolezza congiunturale globale ma un’eventuale tendenza ribassista è contrastata dall’elevata incertezza in Medio Oriente e da livelli di scorte ancora piuttosto contenuti.