A volte il destino è crudele, altre più banalmente si fa trovare pronto agli appuntamenti, grazie alla stupidità di chi non riesce a guardare oltre il proprio naso. E’ vero che la congiuntura è drammaticamente peggiorata, ma la sostanza delle cose non cambia: Alitalia stand alone non ci stava. Abbiamo perso anni a farci paranoie, a fare dibattiti televisivi, a riempire di inchiostro giornali, a costruire fiabe e teorie politiche ad uso dei minorati encefalici che se le sarebbero bevute. Cosa puntualmente avvenuta, in un paese in cui la televisione riuscirebbe a convincervi che il sole sorge ad ovest, e chi ne dubita è comunista, inclusa La7.
E siccome siamo a Natale, siamo anche piuttosto stomacati da questo paese infame e dai vermi che vi strisciano vittoriosamente, non perderemo altro tempo. Come assignment, leggetevi il pezzo di Ettore Livini su Repubblica, in attesa del bubbone di gennaio. Poi, se vorrete dilettarvi con la categoria “detesto dire che ve l’avevo detto”, potete scorrere la nutritissima collezione di post taggati Alitalia e, se avete fretta, anche solo questo.
In caso foste tra quelli pronti a dire che “c’è grossa crisi” per le linee aeree, buttate un occhio al grafico di prezzo delle azioni Air France-KLM e Lufthansa. Poi, la prima volta che qualcuno verrà a parlarvi di “fare sistema”, prendetelo alla lettera: dirigetevi verso la più vicina ricevitoria e giocatevi la possibilità di vincere un importo che vi permetterà di espatriare. Oppure entrate nella schiera dei pennivendoli che presto scriveranno della imprescindibile necessità di salvare un fondamentale asset nazionale, anche con intervento della Cassa Depositi e Prestiti: magari le vostre finanze personali ne trarranno giovamento, e potrete restare ottimamente parte del “sistema”. Ma se il nostro futuro è il patriottismo con le tasse degli altri, meglio essere anarchici ed internazionalisti.