Zanonato e la scoperta della finanza

Oggi su l’Unità c’è un’intervista molto agostana al ministro per lo Sviluppo economico, Flavio Zanonato. Si parla, tra le altre cose, di come rilanciare la crescita applicando un precetto di puro buonsenso: l’equiparazione delle condizioni competitive delle nostre imprese a quelle medie europee su cinque dimensioni: fiscalità, burocrazia, costo del lavoro, dell’energia e del denaro. Un lavoro di lunga lena, ovviamente, ammesso e non concesso di cominciarlo. Zanonato si concentra sul costo dell’energia, e presenta la sua idea.

Ogni anno, sulla bolletta energetica italiana si abbattono non meno di 12 miliardi di euro di sussidi alle energie rinnovabili, con ovvio impatto negativo sul costo dell’energia, e relativo svantaggio competitivo per le nostre imprese. Per avere un’idea di quanto la situazione sia pesante, e di come siamo arrivati sin qui, vero case study di come in questo paese esista una tendenza quasi genetica a predare compulsivamente contribuenti e consumatori, salvo poi manifestare disappunto per la debolezza della domanda, questo è un link utile.

Quale è l’idea di Zanonato per ridurre questi costi, quindi? Presto detto:

«(…) stiamo studiando una norma che, senza toccare in nulla il sistema di erogazione degli incentivi, ridurrà in modo significativo per due anni quella voce della bolletta, producendo per tutti gli italiani un risparmio del 7-8 per cento. Ne ho già parlato con Letta e a lui l’idea è piaciuta molto. Si tratta di un’operazione prettamente finanziaria da circa 3 miliardi, che potremmo coprire con obbligazioni o tramite un soggetto finanziario (non la Cassa depositi e prestiti che non può per statuto) che per due anni neutralizzi quella voce»

In pratica, par di capire, si emette debito pubblico per 3 miliardi, ed i fondi così raccolti vanno per un biennio ai produttori di rinnovabili, sostituendosi in pari misura alle tasche degli utenti. Se l’abbiamo capita correttamente, però, alla scadenza del biennio saremmo daccapo e dovremmo rinnovare il debito così emesso, ed aggiungerne altro, per evitare il ritorno delle bollette al punto di partenza. Non siamo del tutto certi che l’idea funzioni. Per certi aspetti ricorda l’idea di rimborsare l’Imu prima casa pagata nel 2012 attraverso l’emissione di nuovo debito, avanzata un’eternità addietro da alcuni candidati al Ponzi Nobel. Accade anche questo, in Italia.

Ma Zanonato immediatamente aggiunge una chiosa che ci spiazza:

«E’ qualcosa di simile a ristrutturare un mutuo: gli incentivi dureranno 22 anni invece di 20, intanto riusciamo a ridurre subito la bolletta»

Questa proposta non appare la riformulazione della precedente, ma tutt’altra cosa. Questa sarebbe effettivamente una rimodulazione del pagamento dei sussidi, con allungamento temporale. E si abbatterebbe sui produttori di rinnovabili, mentre la proposta vista sopra peserebbe su tutti i contribuenti, attraverso nuovo debito. Naturalmente possiamo ipotizzare grandinate di ricorsi alla giustizia amministrativa, con puntuale soccombenza pubblica.

Attendiamo incuriositi ulteriori lumi sulla proposta di Zanonato, almeno su una delle due, se riuscirà a superare i torpori onirici agostani.

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