«Un aspetto che mi interessa è la forza del simbolo e il simbolo stesso è sempre stato presente nelle mie opere»
«Forse anche perché l’opera stessa per me potrebbe o meglio dovrebbe avere come massima ambizione quella di diventare un simbolo…a certe opere questo è riuscito (l’urlo di Munch ad esempio ). Nelle mie opere amo anche mettere una vena umoristica e una certa ilarità delle nostre azioni»
«La storia dell’uomo e la storia dell’arte mi hanno sempre comunque appassionato e soltanto con uno sguardo più lucido del nostro tempo guardiamo al passato con più obiettività cogliendone oltre all’aspetto tragico anche i paradossi e le contraddizioni»
«Nell’opera Greetings ho messo insieme una buona parte dei saluti di varie ideologie tutte in un solo scatto fotografico, come una sorta di Dea Kali…per dire che per quanto l’uomo sia antropocentrico, egocentrico e convinto che il tutto giri intorno a lui come Re assoluto del mondo, in tutto questo c’è una sorta di comicità…è un po’ come correre all’infinito in un circuito a forma di 8, senza un traguardo. Le ideologie sono trappole per la nostra libertà, un freno verso altri piani del senso del vivere; il sapere, la ricerca ed esprimere liberi il proprio talento»
«Per me quest’immagine di fatto vuole dire la massima di Voltaire…qualunque cosa tu voglia esprimere io farei qualsiasi cosa purché tu lo possa fare. Quindi l’immagine come simbolo di buon augurio di chi entra nella mia casa, nel mio studio…chiunque è il benvenuto, qualsiasi sia il suo credo purché venga in pace»
Robert Gligorov, Greetings, 2014, courtesy Galleria Pack, Milano
