Tassisti, attenti a quello che desiderate

Una divertente notizia giunge dalla Francia: oggi sarà presentato il rapporto Thévenoud, dal nome del deputato incaricato di trovare un modus vivendi tra taxi e startup di trasporto urbano come Uber e Chauffeur-Privé, LeCab ed altre. Le soluzioni proposte nei 30 punti del rapporto limitano fortemente i margini di manovra delle compagnie basate su app, ma rischiano anche di fare molto male ai tassisti.

Riguardo le startup che fanno uso di app, Thévenoud ha avuto la geniale trovata di proporre il divieto di geolocalizzazione per le auto delle startup, rendendola invece obbligatoria per i taxi ufficiali. In pratica, chi vorrà usare i servizi di Uber e delle altre potrà usare l’app solo per inoltrare la prenotazione, ma non potrà vedere a quale distanza si trova l’auto che passerà a prenderlo.

Per i taxi, oltre all’obbligo di utilizzo di geolocalizzazione il rapporto prevede quello di avere a bordo il terminale per i pagamenti elettronici. Inoltre, viene proposto un tetto massimo o addirittura l’eliminazione del cosiddetto “importo di avvicinamento”, quello che matura dal momento della chiamata del taxi a quello in cui il cliente sale a bordo, che per Uber e le altre è già oggi pari a zero.

In pratica, ed a parte misure piuttosto ridicole come il divieto di geolocalizzazione per le VTC (voitures de tourisme avec chauffeur), il rapporto punta a trasferire ai taxi gli elementi competitivi di queste ultime, esercitando nel breve periodo una pressione ribassista sui redditi dei tassisti attraverso limitazione delle voci accessorie del corrispettivo della corsa e nuovi oneri accessori. Nella sostanza, pare fatto apposta per mettere i tassisti di fronte a qualcosa di simile ad un prendere o lasciare per potersi liberare delle VTC (cosa che comunque non accadrà, ma quello è altro discorso).

E’ utile segnalare che i tassisti francesi hanno chiesto anche la messa fuorilegge dei servizi cosiddetti di ride-sharing, l’equivalente delle nostre car2go ed Enjoy, che ad esempio in Belgio sono già state proibite, assieme al servizio Uber. Anche a Berlino le auto Uber sono state bandite ma continuano ad operare, rendendo i tedeschi un po’ più simili agli italiani nella persistente discrasia tra la lettera della norma e la sua applicazione.

Continua, potete scommetterci.

Sostieni Phastidio!

Dona per contribuire ai costi di questo sito: lavoriamo per offrirti sempre maggiore qualità di contenuti e tecnologie d'avanguardia per una fruizione ottimale, da desktop e mobile.
Per donare con PayPal, clicca qui, non serve registrazione. Oppure, richiedi il codice IBAN. Vuoi usare la carta di credito o ricaricabile, in assoluta sicurezza? Ora puoi!

Condividi