Proseguono nervosismo e turbolenze sugli asset italiani. L’indice FtseMib è in calo di circa l’8% dai massimi toccati ad inizio aprile, anche se da inizio anno conserva una delle migliori performance tra i mercati sviluppati, con un progresso di circa il 7%. Il rendimento del Btp decennale, che a metà aprile era al 2,9%, oggi è al 3,22%. Spread in allargamento, momento di cautela dopo un rally (non del tutto fondato, o meglio basato su ampio ottimismo per il futuro). Iniziano a comparire i primi commenti sulla “speculazione”. E ti pareva.
Sui giornali si leggono i primi titoli del tipo “speculatori di nuovo in azione”, oppure “nervi saldi, i fondamentali non sono cambiati” (no, infatti, sono rimasti piuttosto fragili, per usare un delicato eufemismo). La cosa che colpisce maggiormente è questa asimmetria di percezione e giudizio. La verità è che lo “speculatore” è qualcuno che tenta di “guardare nel futuro” e di trarne profitto. Questo può avvenire “scommettendo” su discese dei prezzi degli investimenti o su loro salite.
Partendo da questa definizione, non dovrebbe essere troppo difficile giungere alla conclusione che l’imponente rally di cui le nostre azioni ed il nostro Btp hanno goduto negli ultimi mesi è frutto di un “movimento speculativo” esattamente come l’attuale momento di ribassi. Anzi, di più, perché quella che stiamo vivendo in questi giorni rappresenta ancora una “correzione”, cioè un movimento che è comunque inferiore, per magnitudine, alla fase rialzista degli ultimi mesi.
Eppure, stiamo già scaldando i motori del Complotto. “E’ la speculazione!” Presto leggeremo cose del tipo “vogliono distruggere le nostre società quotate per comprarsele per un tozzo di pane!”, e forse avremo prese di posizione di esponenti di organi di vigilanza che zelantemente ci informeranno di essere -appunto- “vigili”, contro i malvagi “speculatori”. Un vero peccato che nessuno abbia avuto modo di notare che questo paese è “speculato” e “speculativo” da molto tempo, per la forte incertezza sul suo destino. Nel bene e nel male, al rialzo ed al ribasso. Di fatto, l’unico che si trova a proprio agio in questo contesto è il solito Grillo, abituato a latrare contro il “nemico esterno” quando le cose vanno “bene” (tra virgolette) così come quando vanno male (senza virgolette, ulteriore asimmetria), ed a trovare un crescente numero di orecchie disposte e pre-disposte a dargli retta, in un paese che fa del complottismo uno dei propri tratti culturali dominanti.