Mentre attendiamo fiduciosi il tweet di qualche cocorito governativo su quanto siamo ganzi ora che il rendimento del Btp decennale è sceso sotto quello del Gilt britannico, e reprimendo a stento il raccapriccio per quanto ascoltato ieri sera in un servizio del tg de La7, in cui si è sostenuto che ciò sarebbe avvenuto “perché siamo più affidabili” (postulando quindi che il Regno Unito e l’Italia siano nel frattempo divenuti parte della stessa area valutaria), ci è gradita l’occasione per segnalarvi che, nel panorama della stampa italiana, non ci sono solo tenebre, quando si parla di economia.
Ad esempio, vi segnaliamo il pezzo di Maximilian Cellino sul Sole di oggi, intitolato “L’illusione ottica dei rendimenti ‘mini’“, in cui Cellino introduce il misterioso (per molti suoi colleghi, oltre che per altrettanti politici) concetto di rendimento reale. Che, in un paese come l’Italia, da sempre piagato da illusione monetaria (cioè dall’ossessiva focalizzazione sulle grandezze nominali), è un grande progresso culturale:
La discesa dei rendimenti assume però una prospettiva decisamente differente quando si considerano le dinamiche dell’inflazione e quindi si affronta la questione in termini reali, non puramente nominali. Sottraendo ai tassi dei CTz piazzati in asta negli ultimi tempi l’incremento registrato dall’indice dei prezzi al consumo nel mese corrispondente si ottiene un valore sostanzialmente stabile per tutto il corso del 2014 e in media con i12013. Soltanto nella prima metà del 2012 (prima cioè che Mario Draghi pronunciasse l’ormai noto «faremo tutto il possibile») l’Italia si finanziava a tassi reali decisamente più elevati, perché allora i suoi titoli erano particolarmente gravati dal rischio di credito. Il computo dell’inflazione, fra l’altro, ristabilisce le giuste distanze fra il nostro Paese da una parte egli Stati Uniti (che ieri, in asta sulla stessa scadenza dei due anni hanno offerto un tasso pari allo 0,53%, quindi superiore all’Italia) e la Gran Bretagna dall’altra. Il «sorpasso al ribasso» dei giorni scorsi scompare infatti del tutto quando si fanno i conti con i rendimenti reali.
Diremmo che questo paragrafo vi fornisce tutto ciò che serve a conoscere per deliberare. Menzione d’onore anche per Sandra Riccio de La Stampa, che affronta il concetto di “affidabilità”, cioè di merito di credito:
Lo scarto con il debito di sua Maestà non significa tuttavia che il rischio sul nostro Paese sia inferiore a quello di Londra. Lo ricorda il valore dei Cds, i contratti che assicurano contro il default di un Paese: per l’Italia occorre pagare ancora cinque volte il prezzo richiesto per la Gran Bretagna
Ben detto. Purtroppo il pezzo di Riccio è letteralmente sfregiato dalla titolazione, con uno psichedelico “Spread, c’è lo storico sorpasso di Roma su Londra“. Quasi come se, ripetiamo, Btp e Gilt appartenessero alla stessa area valutaria. E facendovi grazia delle teorie sulla parità dei tassi d’interesse, oltre che della dissezione del tasso d’interesse nominale come risultante di tasso d’interesse reale risk free e premi al rischio, di inflazione e merito di credito, per non mettere troppa carne al fuoco.
Verrà il giorno in cui simili concetti saranno padroneggiati anche dalle masse. Forse. Ma per un paese che da sempre annovera il sorpasso tra i propri simboli culturali, non sarà comunque semplice.