Qualche giorno addietro, il vostro titolare ha fatto una battuta sul fatto che per il bonus bebè si potrebbe arrivare ad un bel click day da razionamento risorse. La battuta era stata subito ripresa dal precisissimo portavoce del ministro dell’Economia, che l’aveva bollata come disinformazione. Eppure, pare che la realtà abbia un talento satirico insuperabile.
Come scrive oggi Paolo Baroni su La Stampa, nella Legge di Stabilità si sarebbe verificato un drastico taglio della somma destinata alla patetica mancetta pro-natalista del governo Renzi. A dire il vero, tutto il profilo temporale di risorse stanziate è stato ridimensionato: nel 2015 sarebbero 202 milioni e non più 500. Se le cose stanno in questi termini, dato soprattutto il ridicolmente elevato tetto di reddito familiare previsto, il rischio razionamento è destinato a crescere in modo esponenziale.
E quindi, razionamento? Non sia mai, disse il portavoce di Padoan:
@FerranteFr @Phastidio @repubblicaitt sì saranno accolte tutte le domande
— Roberto Basso (@robertobasso) October 22, 2014
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Può essere, ma est modus in rebus. Il razionamento è vivo e lotta assieme a noi. Scrive oggi Baroni:
All’Inps, ente al quale le neo-mamme dovranno inoltrare le domande, spetterà anche il compito effettuare un monitoraggio e nel caso «si verifichino o siano in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alla previsione di spesa» è già previsto che il governo possa rideterminare sia l’importo annuo, riducendolo rispetto ai 960 euro di partenza, sia il tetto di reddito dei 90 mila euro.
A questo punto, bene per le future mamme che hanno concepito diciamo nel secondo trimestre di quest’anno, e qualche potenziale problema per tutte le altre. Tuttavia, poiché nessuno resterà a bocca asciutta, a meno di aumentare in corso d’anno la dotazione di questa voce di spesa, ecco che al click day come lo abbiamo conosciuto si sostituirà la riduzione del tetto di reddito e di importo erogato. Ovviamente, poiché questa eventualità è del tutto demenziale anche per gli elevati standard italiani, è più probabile che, in caso di incapienza, ci si fermi ad attendere l’anno solare successivo. La realtà, sempre più matrigna. Ma a noi viene un dubbio, a questo punto: visto che questo provvedimento, nelle fantasie governative, serve ad “incentivare la natalità”, non è che avremo invece un brusco calo dei concepimenti dopo i primi mesi dell’anno, un po’ come accadeva per gli acquisti delle auto al tempo dei contributi rottamazione? Ridiamo per non piangere, ovviamente.
Addendum – Un lettore ci scrive per indicare la soluzione al problema della scarsità di risorse:
La vera soluzione sarà quella per cui l’Italia è nota e che il Governo Renzi ha sublimato: quando finiranno i soldi per i bebè nella, diciamo, seconda parte dell’anno, si scodellerà un bel decreto, a valenza rigorosamente retroattiva, che ridurrà ex-post il contributo a chi l’ha già percepito. Va da sé che verrà inviato alle malcapitate neo mamme un bollettino postale precompilato per la necessaria restituzione del quantum ricevuto in più.
Così, giusto per semplificare!…
Point taken, grazie!