- Dopo la televendita, dalla versione finale del ddl Stabilità emergono alcuni punti fermi. Ad esempio, che è una manovra massimamente “italiana”, e come tale nociva;
- E’ soprattutto una macchina del tempo: un tripudio di tasse oggi, moltissime delle quali indecentemente retroattive, ma ancor di più domani, con un cappio che ci si stringerà attorno al collo;
- E’ la legge di bilancio del prossimo anno ma che tassa di più anche in questo, viste le condizioni pietose dei conti pubblici, e che promette benefici fiscali alle aziende solo dal 2016;
- E’ una legge che finge di essere anti paternalista ma in realtà punta morbosamente a fare gettito, in ogni modo possibile;
- E poi c’è il ricco filone di quanti hanno deciso di picconare in modo sistematico la propria reputazione (avendone avuta una) e credibilità residua;
- E’ una legge che sparge demagogiche mancette ai quattro venti, come da ciclo di spesa elettorale che avrebbe reso felici le termiti della Prima Repubblica;
- E’ una legge che accentua la già gravissima distorsione nell’allocazione del tartassato risparmio, facendo sospettare inconfessabili obiettivi;
- Nel frattempo, Migliore e peggiori corrono in soccorso del vincitore, con grande spirito fusionista;
- Ennesima conferma che la lingua italiana è la più semanticamente duttile del mondo;
- Ecco qualcosa che piacerebbe (o piacerà?) molto ai gabellieri duepuntozero di casa nostra;
Il settimanale – 25/10/2014
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