Nuovo exploit neolinguistico fiscale di un esponente del Pd, sia pure di fresca acquisizione. Questa volta è il turno di Andrea Romano che, a Piazzapulita, spiega al colto ed all’inclita cosa è “rendita finanziaria”, in contrapposizione a “risparmio” e quando il risparmio degenerato, cioè divenuto “improduttivo”, si trasforma in “rendita”, autorizzando quindi una tassazione punitiva.
Presosi evidentemente d’invidia per la recente performance psichedelica della sua compagna di partito Paola De Micheli, Romano riesce a dire una cosa del genere:
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Quindi, vediamo. “C’è differenza tra chi produce e lavora e chi i soldi li mette sotto il materasso”. Ma, illustre onorevole Romano, quindi secondo lei chi acquista azioni (magari in occasione di collocamento) od obbligazioni societarie, oppure chi mette i propri risparmi in depositi bancari, che in prima approssimazione vanno ad alimentare il credito, “mette i soldi sotto il materasso”, intendendo con tale espressione impieghi improduttivi al limite del parassitario, e come tali “meritevoli” di tassazione al 26% sui frutti da essi prodotti?
E per analogia la sua frase significa anche, illustre onorevole Romano, che chi mette i propri soldi in titoli di stato compie un’azione socialmente meritevole, perché così facendo alimenta il capitale produttivo del paese (e “produce lavoro”, non scordiamolo!), e quindi deve essere tassato solo al 12,5%? A questo punto, la domanda sorge spontanea: per entrare e restare nel Pd occorre dare inequivocabile prova di analfabetismo fiscale?
Come che sia, se esistesse una tassazione a carico di tale analfabetismo, l’onorevole Romano sarebbe stato espropriato. Ed il Pd sarebbe un partito popolato da soggetti sul lastrico.