(Post solo vagamente tecnico, non fatevi spaventare dal titolo)
Nella misurazione del Pil e della sua variazione, oltre alle grandezze reali (cioè depurate dall’inflazione), è importante ed opportuno considerare anche le grandezze nominali, cioè inclusive dell’effetto-prezzi. Questo perché il servizio del debito avviene su base nominale e contrattualmente predeterminata. In altri termini, le cedole del debito pubblico vanno pagate al livello prefissato in sede di emissione di un titolo, a prescindere dal tasso di inflazione o deflazione che un paese sperimenta.
Detto in altri ed auspicabilmente più comprensibili termini, vale l’arcinota regoletta aurea: se la crescita nominale del Pil eccede il costo medio del debito pubblico, un paese respira e può piegare il rapporto d’indebitamento senza essere condannato a debilitanti avanzi primari. Proviamo quindi a confrontare i due grandi paesi mediterranei sofferenti in Eurozona, Italia e Spagna, ed i loro numeri di crescita nominale nell’ultimo trimestre.
In Spagna, il Pil reale è cresciuto nel secondo trimestre di un robusto 1% trimestrale, e del 3,1% sullo stesso trimestre del 2014. Ciò che conta sapere è che anche il Pil nominale spagnolo sta accelerando in modo molto robusto: nel secondo trimestre la crescita nominale è stata di ben il 3,7% annuale. Che significa ciò? Dall’inizio della crisi la Spagna ha avuto seri problemi a far crescere il proprio Pil nominale, e ciò ha danneggiato gli sforzi di contenimento di deficit e (soprattutto) debito. La forte crescita del Pil nominale del secondo trimestre è un’eccellente notizia per il governo Rajoy perché, se confermata e consolidata, potrebbe liberare spontaneamente ulteriore spazio fiscale, e generare un circolo virtuoso di allentamento della pressione fiscale che rilancia la crescita.
In che situazione si trova, invece, la crescita nominale italiana? La risposta è nei dati Istat. nel secondo trimestre 2015 la crescita del nostro Pil nominale è stata dell’1% annuale. Si tratta del miglior risultato degli ultimi cinque trimestri, quando la crescita nominale annuale mai aveva ecceduto lo 0,5%. Ad esempio, nel primo trimestre di quest’anno, la crescita nominale annuale italiana era stata di un risibile 0,3%.
I numeri italiani indicano quindi un miglioramento nel secondo trimestre, frutto di una lieve risalita del deflatore del Pil, da 0,1 a 0,3%, ma ancora una crescita nominale ancora nettamente inferiore al costo medio del debito. Circostanza che ci costringe ad un avanzo primario molto elevato, per piegare il rapporto di indebitamento. Nel DEF 2015 si prevede che quest’anno il Pil nominale italiano cresca di 1,4%. Siamo ancora al di sotto del target, e questo indirettamente indica la difficoltà a tentare di ridurre la pressione fiscale in modo sostenibile. Quindi, per l’ennesima volta: la strada resta lunga e terribilmente impervia, stiamo migliorando su base ciclica e grazie ad un’irripetibile congiuntura favorevole esterna, e malgrado ciò siamo ancora ben lontani da qualcosa che assomigli ad una inversione di tendenza.