Mancano pochi giorni alla presentazione del nuovo piano industriale 2016-2020 della Cassa Depositi e Prestiti: la letterina di Natale che ogni politico sogna di scrivere, la cassaforte che ogni politico vorrebbe scassinare, nei suoi sogni bagnati, il fondo sovrano col fondoschiena degli altri, la dea ex machina degli italici problemi. La Divina Provvidenza di laici e cattolici, di lotta e di governo.
Oggi CDP soffre per il crollo dei rendimenti sui titoli di stato, deve reinventarsi per produrre redditività ma senza lanciare denaro dall’elicottero sulle folle festanti. Forse CDP accentuerà la propria vocazione a creare fondi di private equity, chissà. Non solo per startup ma anche per turnaround, direbbero gli ossessionati anglofili. E di “fallimento di mercato” un pizzichin. L’importante è sapere che nessun pasto è gratis, e che serve vigilanza perché parliamo del risparmio postale degli italiani, contro i disegni di qualsiasi bulletto che vuole spiegarvi come stare al mondo e come far rinascere questo disgraziato paese. Noi saremo qui a raccontarvi la vicenda, potete scommetterci.
Nel frattempo, poiché la materia è sensibile ed i poteri morti sono in un ossimorico febbrile stand-by per capire se ci sarà spazio a tavola, vi segnaliamo il commento comparso ieri sul Corriere sulle linee guida del piano quinquennale:
«È un documento tematico, organizzato per tipo di business. Deve ottenere ciò che pare impossibile: allargare il perimetro di Cdp, il forziere di Stato, a operazioni di capitale su imprese anche a rischio, ma non decotte. Si tratta d’individuare aziende da sviluppare, dalle startup alle Pmi fino alle grandi: anche per costruire campioni nazionali. Senza però assumere rischi né compromettere i dividendi degli azionisti (in testa le 64 fondazioni bancarie), in un momento in cui i margini del gruppo calano: -26% l’utile netto nel primo semestre rispetto al gennaio-giugno 2014»
Operazioni su aziende a rischio (di fallimento) ma anche senza rischio. Come una virginale gravidanza. Non tutto si può rivelare, però, altrimenti non saremmo il paese che ospita una delle maggiori case di produzione di dogmi della storia. Brillano tanti occhietti, a questa audace prospettiva dei Campioni Nazionali e del capitalismo relazionale a debito, di soldi ed ossigeno. E nel paese degli ossimori, hai visto mai che anche qualche casa editrice possa partecipare al Grande Rilancio, date le premesse? Voi, comunque non distraetevi, camminate rasente ai muri e tenete la mano sul portafoglio.