Prosegue il fuoco di fila di editoriali volti a dimostrare l’esistenza di un complotto planetario contro l’Italia, di cui l’Eurozona e “Bruxelles” sarebbero gli esecutori materiali. Sfortunatamente, ogni intervento rappresenta l’ennesimo chiodo confitto nella bara della logica o, nella migliore delle ipotesi, la presa d’atto della nostra impotenza. Ma non rinunciamo a cercare il colpevole, almeno sin quando non avremo trovato uno specchio.
Sabato il Sole ha pubblicato un editoriale del professor Marco Fortis in cui la Germania viene bizzarramente definita “esportatore di debito”, per criticare la forte internazionalizzazione del debito sovrano tedesco a partire dalla nascita dell’euro e soprattutto negli anni di maggiore acuzie della crisi. Nel suo editoriale, Fortis giunge non solo a massacrare i flussi causali inventandosene di nuovi di pacca (anzi, di pacco), ma riesce di fatto anche a dire che il mercato (nel senso degli acquirenti di titoli di stato tedeschi) “sbaglia candeggio”, come da sua inveterata abitudine.
Circa i flussi causali, la frase chiave è questa:
«Stare nell’euro ha dunque permesso alla Germania non soltanto di esportare auto e altri manufatti a un vantaggioso tasso di cambio fisso verso gli altri Paesi della moneta unica ma anche di attrarre più investimenti verso il proprio debito. Il fenomeno ha assunto proporzioni particolarmente rilevanti durante l’ultima crisi dell’Eurozona, di cui la Germania ha grandemente beneficiato sotto il profilo finanziario»
Molto interessante. Dunque, vediamo: secondo Fortis la Germania ha visto acquirenti stranieri letteralmente strapparsi di mano il suo debito in conseguenza del fatto che Berlino stava nell’euro? Qualsiasi villico di passaggio, minimamente formato al buonsenso prima che alla logica, ribatterebbe: “ma anche l’Italia è nell’euro: com’è che noi non abbiamo potuto fare lo stesso ed invece siamo stati costretti a riportarci a casa ampia parte del nostro debito pubblico?” Ah, saperlo. Forse che durante la fase iniziale dell’euro i mercati hanno comprato molti titoli di stato, di tutti i paesi, e durante la crisi, al crescere delle probabilità di collasso dell’Eurozona, si sono riversati su quelli di paesi ritenuti in grado di sopravvivere all’implosione ed all’eventuale ritorno di monete nazionali?
Come che sia, Fortis vede in questo movimento la prova provata che la Germania ha potuto “salvare le proprie banche”, facendo enorme debito, oltre ad ammortizzare i costi del rallentamento. Può essere, ma ribadiamo: perché loro ci sono riusciti e noi no? Un complotto o la prova che l’Italia è percepita dai mercati come intrinsecamente fragile ed incapace di riformarsi quando sottoposta al morso del vincolo esterno? Del tutto bizzarro, poi, il fatto che Fortis non si faccia problema alcuno a suggerire implicitamente che i mercati abbiano sin qui sbagliato a dare credito alla Germania, comprandone il debito.
Tutto, negli scritti di questo personaggio, ruota da sempre attorno a precisi canoni narrativi, che si riconducono alla Tesi, con la maiuscola: il mondo non è in grado di comprendere l’Italia ed i suoi enormi punti di forza. Ogni volta, fioccano errori: sbagliano le agenzie di rating (assai probabile), sbagliano le istituzioni comunitarie, sbagliano i mercati internazionali. Un mondo di insipienti che continua a non dare credito ad un paese che è una superpotenza incompresa. E quando sei un incompreso galattico, arrivare al complotto è un attimo.
A beneficio non di Fortis quanto di chi legge è utile ricordare che, se un paese ha ampia parte del proprio debito sovrano in mano a non residenti, le sue vulnerabilità si accrescono. Non solo perché, in futuro, tale paese dovrà pagare interessi e capitale a non residenti ma perché, se questi ultimi dovessero entrare in panico e liberarsi del suo debito, il conseguente effetto di “sudden stop” costringerebbe il paese ad una feroce stretta fiscale, in caso non disponesse di capacità di risparmio tale da riaggiustare il proprio portafoglio, ricomprandosi il proprio debito. Bizzarro che Fortis non abbia esplicitamente evidenziato questa vulnerabilità potenziale.
Altro tema su cui i nostri patrioti battono e dibattono è quello del rinvio del bail-in, sulla scorta della originaria proposta di Zingales e Guiso, anch’essa non particolarmente logica. Ribadiamo i punti: a che serve rinviare di 12-18 mesi l’entrata in vigore della normativa? Non è dato sapere. Forse a fare scadere nel frattempo una piccola parte dei bond subordinati bancari in mano a clienti privati, ma questo risolverebbe assai poco. Inoltre, ricordiamo che la normativa sul bail-in non è ancora stata applicata, visto che quanto fatto con le quattro banche italiane risolte non è stato un vero e proprio bail-in.
Eppure, ormai da settimane è un coro ossessionato: “sospendere il bail-in, sospendere il bail-in, fate presto!”. Che poi fa il parallelo con l’invocazione ad avere la garanzia europea sui depositi e non parlare neppure della possibilità di porre gradualmente un tetto al peso dei titoli di stato sul patrimonio e sull’attivo delle banche. In altri termini, funziona così: se accade qualcosa al sistema bancario italiano è un complotto, perché il medesimo è sanissimo e mercati ed istituzioni europee non ci capiscono. Quindi tutta l’Europa deve darci soldi per difenderci da questo improbabile evento. E sia chiaro: niente bail-in, perché dobbiamo tutelare i nostri obbligazionisti subordinati. D’accordo, ma se accade qualcosa nel frattempo, che facciamo? Semplice: “l’Europa”, o meglio “Bruxelles” devono darci i soldi, altrimenti è un complotto.
Il ricco filone del complotto, che è portato avanti con vigore dal Sole, si arricchisce poi degli editoriali del vicedirettore Alessandro Plateroti, che ieri ci ha spiegato come e qualmente in tutta Europa siano state apprestate prodigiose difese contro il rischio di bail-in, fatte pressoché esclusivamente di ingegneria finanziaria, come il ricorso a holding bancarie oppure alla emissione di nuove classi di titoli sacrificabili all’altare del bail-in. Tutto molto interessante ma Plateroti non risponde alla domanda che il villico che passa per caso gli pone: esiste qualche motivo per ritenere che l’Italia non potesse a sua volta apprestare simili accorgimenti e segmentazione dei titoli “sacrificabili”? È un complotto eurotedesco se, come scrive accorato Plateroti, “in Italia la legislazione fallimentare è rimasta sempre la stessa”?
Anche qui, siamo di fronte ad un eurocomplotto oppure soltanto all’interessata insipienza di banchieri, regolatori e legislatori italiani? Oppure simili costruzioni di ingegneria finanziaria non sono realmente in grado di proteggere il debito delle banche, e conta solo la vulnerabilità del sistema bancario e più in generale del sistema-paese? In un guizzo di lucidità, Plateroti comprende che non di vero complotto si tratta, ma non riesce ad esimersi dalla lamentazione contro chi non ha difeso i piccoli italiani:
«Non che si tratti di una scorrettezza ai nostri danni: è solo fastidioso che né la Bce né la Commissione si siano assunti la responsabilità di spiegare o prevenire le conseguenze potenzialmente drammatiche degli squilibri e delle divergenze a cui l’Europa stava andando incontro. E a farne le spese è stata ovviamente Piazza Affari: in poco tempo, il mercato dei bond bancari italiani ha perso gran parte della liquidità»
“Ovviamente”? In che senso, “ovviamente”? Siamo i più fessi del reame oppure c’è un complotto contro di noi? Oltre a ciò, sorprende che Plateroti viva e segnali come “stranezza” sospetta il fatto che alcuni paesi abbiano deciso di emettere nuove classi di obbligazioni assoggettabili a bail-in. Chi ce lo vietava? Spoiler: nessuno.
Guardate, qui il discorso è di una semplicità disarmante: vogliamo creare una nuova classe di obbligazioni esplicitamente assoggettabili a bail-in, in aggiunta alle subordinate? Nulla osta, se non il fatto che il costo della raccolta indiretta bancaria si innalzerebbe, come accaduto ed accade nel resto d’Europa, dopo aver messo mano a queste nuove norme. Quanto alla sospensione del bail-in per 12 mesi o giù di lì, servirebbe ed avrebbe senso solo se nel frattempo le banche offrissero agli obbligazionisti subordinati dei bond senior garantiti (covered) alle stesse condizioni economiche dei subordinati da ritirare. Forse che i banchieri italiani andrebbero a piangere dal governo per ciò? E magari anche da Confindustria dicendo che, se ciò accadesse, il credito alle imprese costerebbe di più? Possibile e probabile ma la verità è che il mondo è fatto di tradeoff, non di complotti tedeschi ai nostri danni.
Curioso infatti che Plateroti, nella denuncia di questo tripudio di maligna ingegneria finanziaria straniera, non ritenga di dover spendere una parola sul fatto che le banche italiane hanno inzeppato di bond subordinati la clientela retail, cioè i risparmiatori minuti e/o quelli con scarsa comprensione della rischiosità degli strumenti di debito, con mirabile mispricing e mis-selling; e che non ritenga di segnalare che ciò non è frutto di un complotto eurotedesco ma di deliberate scelte delle nostre banche e dei loro gruppi di controllo. Né che ritenga di segnalare che, per quanto la si giri, i bond subordinati vanno e andranno comunque a bail-in, non ci sono santi, mentre gli altri paesi europei stanno in realtà decidendo di segmentare i bond senior, stabilendo quali potranno essere sacrificati in caso di dissesto bancario. Non guardarmi, non ti sento.
Però voi preoccupatevi delle migliaia di milioni di miliardi di derivati di Deutsche Bank e del mercato che “non capisce” l’Italia e la sua impressionante forza, mi raccomando. Un paese spacciato lo si riconosce anche e soprattutto da questo.