Ignorare per deliberare

Continua il calvario percorso parlamentare della cosiddetta legge sulla concorrenza, quella che in astratto dovrebbe aumentare il benessere dei consumatori. Almeno quella sarebbe l’idea, pur con tutte le limitazioni ed i caveat del caso, in un paese economicamente analfabeta, patria del socialismo surreale e divorato dai conflitti d’interesse. Ieri, tra le altre cose, si è deciso che i consumatori-risparmiatori italiani devono essere protetti dalla realtà. Passiamo il tempo a dire le peggiori cose possibili del nostro legislatore ma siamo degli ingrati, questa è la verità.

Ieri è accaduto infatti che in commissione Industria del Senato non è passato un emendamento aggiuntivo, a prima firma Bruno Astorre (Pd), a cui i due relatori, Salvatore Tomaselli (Pd) e Luigi Marino (Ap), avevano dato parere favorevole, relativo all’obbligo di indicare, nella copertina dei prospetti di offerta, il rischio di perdita totale o parziale del capitale investito. Pare che il governo, nelle persone del ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, e di quello delle Rifome, Maria Elena Boschi, abbia dato parere negativo.

Ohibò, e perché mai privare i risparmiatori di un elemento di conoscenza del rischio di uno strumento finanziario? Qui le motivazioni si fanno meno comprensibili, almeno leggendo le agenzie. Ad esempio, secondo Ansa,

«Nessun titolo, neanche fra i più sicuri, sarebbe infatti completamente esente dal rischio di essere azzerato in caso di default dell’emittente. E se tutti i prospetti portassero questa dicitura in copertina, la stessa misura perderebbe efficacia»

Avete letto bene, non è un pesce d’aprile anticipato. Di notte tutte le vacche sono nere, in effetti. Invece, questa è la versione dell’agenzia Radiocor, del Sole. Come riferito dal relatore Marino,

«[…] c’è un problema di costruzione tecnica della misura, visto che qualunque strumento, anche un titolo di Stato (come dimostra la vicenda dei Tango bond) potrebbe essere a rischio di perdita del capitale»

Epperbacco, come abbiamo fatto a non pensarci prima? Il mondo è pieno di Tango bond che possono tenderci un tranello. Alcuni di questi potrebbero pure essere i nostri Btp, pensate. Quindi meglio non dire agli italiani, quando investono, che qualcosa potrebbe andare male. E soprattutto, visto il livello di alfabetizzazione economica, finanziaria e numerica, meglio non fornire agli italiani strumenti che valutino il rischio di perdita.

Volendo fare del benaltrismo, potremmo dire che prima serve l’alfabetizzazione di base, finanziaria e numerica, e poi gli strumenti di valutazione del rischio. Forse è quello il motivo per cui, dai prospetti delle obbligazioni bancarie, negli anni scorsi sono stati tolti gli scenari probabilistici di rendimento. Troppo complesso, suvvia, e comunque è un rischio, non una certezza. E ancora, a noi ci hanno fregato gli studi classici. Quante volte vi è capitato e vi capita di ascoltare commenti giornalistici con l’incipit di ordinanza “i freddi, aridi numeri”? Eh, ‘sti freddi, aridi numeri, vade retro! Meglio cullare il risparmiatore con questa ninna nanna ansiolitica, dirgli che andrà tutto bene. Così, quando scoppierà il casino, ci sarà sempre qualche Masaniello pronto a dare la colpa ai tedeschi e a dire che senza l’euro i nostri risparmi sarebbero stati al sicuro.

Consideriamo le motivazioni alla base della bocciatura dell’emendamento di ieri per quello che sono: figlie di profonda ignoranza, che tuttavia incrocia esigenze di repressione finanziaria, per poter continuare a piazzare senza problemi il debito pubblico. Altra fallacia assoluta, ma sono e restano dettagli. E la prognosi del paese resta infausta. Riposa in pace, Luigi Einaudi.

P.S. Le colpe dei padri devono continuare a non ricadere sui figli, sia chiaro. Ma forse il ministro Boschi dovrebbe sforzarsi di aumentare i propri standard igienici, relativamente al concetto di opportunità.

Aggiornamento – Poiché andare alla fonte resta la prassi migliore, questo è il testo dell’emendamento cassato. Come si nota, è scritto in modo che qualsiasi perdita di capitale, anche parziale, implichi la dicitura di titolo altamente rischioso. Che, in effetti, è come dire che nessun titolo è completamente “sicuro”, e che l’emendamento è scritto coi piedi dell’ignoranza. Comprendiamo meglio quindi l’intervento del governo ma al contempo resta l’esigenza insopprimibile di reintrodurre nel prospetto sistemi segnaletici di rischio. Quindi l’esecutivo trovi la soluzione.

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