Lo sventurato popolo rispose: “E loro, allora?”

Attendendo di conoscere il destino delle sofferenze delle nostre banche, al termine della “trattativa” con la Commissione europea, segnaliamo che il nostro premier sta giocandosi l’ennesima mano forte di carte, sorretto dalla sua nota oratoria e dalla forza di argomentazioni di cemento armato: la celeberrima domanda “e loro, allora?”, con cui generazioni di nostri politici portano avanti le loro rivendicazioni contro il mondo, in attesa di rompersi i denti contro il muro della realtà. Poiché in questo paese la funzione della stampa pare essere quella della lente deformante, sia per adulazione che per critica, spesso il risultato finale sono titoli da puro rave party.

Come quello di oggi di Repubblica, riprodotto qui sotto. Da notare l’ormai celebre “virgolettato all’italiana”, cioè una frase che l’interessato non ha mai pronunciato ma che ottiene l’onore delle virgolette perché “si, insomma, il senso della frase era quello”. Se Renzi avesse realmente pronunciato una frase del genere saremmo nel campo del TSO, e pure urgente. In realtà il premier ha ribadito l’antica italica canzoncina, appunto “e loro, allora?”, che non è chiaro in cosa possa risolversi e sfociare, a nostro eventuale beneficio.

L’importante è dare fiato alla grancassa cospirazionista, che pare avere ancora un robusto seguito in Italia (non a caso in questo paese si è prodotta una cosa come il M5S). Nell’articolo di Repubblica, a firma di Giovanni Pons e Roberto Petrini ci sono tutti i topoi narrativi che ci sono cari e familiari. Il complotto esterno, il disvelamento e la denuncia per opera di un eroe indigeno. Sul complotto esterno:

«Dal punto di vista del governo in Europa stanno cercando di fare dell’Italia un capro espiatorio per giustificare interventi anche sulle banche di altri Paesi. Non a caso il Financial Times e il Wall Street Journal nei giorni scorsi hanno preso di mira le banche italiane»

Quindi, in sintesi: “in Europa” cercano di fare di noi il capro espiatorio, per poter colpire altri paesi (quali?), e “di conseguenza” la grande stampa anglosassone, al soldo del disegno bruxellese-berlinese, “prende di mira” le banche italiane. Con un piano da “menti raffinatissime”, avremmo detto noi italiani tempo addietro: cioè ricordando l’entità delle sofferenze delle nostre banche, ed il peso delle medesime sul totale dei prestiti erogati e -soprattutto- del capitale dei nostri istituti. Semplicemente diabolico.

E veniamo al disvelamento del complotto per opera del ribelle eroe autoctono:

Renzi non ci sta ad essere accerchiato e passa all’attacco chiamando in causa la riottosa Germania: «La vera questione sono i derivati delle banche Ue». Un riferimento più che esplicito alla Deutsche Bank (che ieri ha lasciato sul terreno il 6 per cento) con i bilanci imbottiti di titoli tossici già al centro dell’attenzione di Bce e degli stress test. «I problemi, se valgono uno per gli Npl italiani, valgono cento per i derivati di altre banche. Sono certo che le autorità europee dedicheranno la loro attenzione e tutto il loro impegno in questa direzione», ha incalzato Renzi.

Ora, provate a rispondere ad una domandina facile facile: se “le autorità europee” decidessero che Deutsche Bank deve ricapitalizzarsi d’urgenza, facendole fallire gli stress test anche nello scenario base, che accadrebbe? Che DB dovrebbe fare un mega aumento di capitale, l’ennesimo di questi anni (lo farà comunque, tra non molto, ma non divaghiamo). Ora, ipotizzate che anche questo ennesimo aumento vada in porto, come i precedenti, cioè che il mercato lo accetti. Che beneficio ne avrebbero, l’Italia e le sue banche? Nessuno. Immaginate invece che il mercato non accetti l’ennesima ricapitalizzazione. Che accadrebbe? Che DB avrebbe bisogno di soldi pubblici, e questo implicherebbe con tutta probabilità un bail-in dei suoi creditori subordinati. Che beneficio ne avrebbero, l’Italia e le sue banche? Nessuno. Immaginate invece che “la riottosa Germania” si ribelli al bail-in e faccia saltare di fatto l’embrione di unione bancaria che abbiamo, decidendo di ricapitalizzare con soldi pubblici e senza condivisione dell’onere con gli investitori privati. Che beneficio ne avrebbero, l’Italia e le sue banche? Nessuno, perché noi non abbiamo capacità fiscale per intervenire su vasta scala sulle nostre banche. Non solo: se la Germania facesse saltare le regole del gioco, l’Italia sarebbe spazzata via dal darwinistico “liberi tutti” che si affermerebbe sul mercato un minuto dopo. Come sempre: attenti a quello che desiderate, potrebbe avverarsi.

Continua quindi a non essere chiaro che voglia Renzi, e con lui tutti i patriottici cocoriti e bimbiminkia che da mesi ci frantumano le gonadi con la miseranda condizione di Deutsche Bank. Buttarla in caciara per poter usare tre, quattro, cinque miliardi di soldi pubblici, verosimilmente solo per MPS e al limite per le due ex popolari venete? Possibile. Il suk non sembrava un prodotto culturale italiano ma siamo costretti a ricrederci. Nel frattempo, continueremo a leggere titoli come questo, ed anche la riesumazione ormai psichiatrica del noto gombloddo con cui la solita Deutsche Bank vendette, in un fulmineo semestre, la devastante cifra di 7 (sette) miliardi di titoli di stato italiani, scatenando l’inferno. Titoli che invece doveva tenersi, per dimostrare di essere affettivamente legata al nostro paese. Noi siamo un popolo orgogliosamente indipendente: quando qualcuno smette di assisterci tiriamo fuori il nostro spirito pugnace. Generazioni di falsi invalidi non sono trascorse invano, dopo tutto.

RenziDerivati

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