Creare malore

Cose che potete leggere nel documento di registrazione dell’aumento di capitale da 13 miliardi di Unicredit, prossimo a partire. Questi documenti hanno per scopo la segnalazione cruda e brutale dei rischi a cui l’offerente potrebbe andare incontro in uno scenario avverso. Una specie di bugiardino di un farmaco, dove alla sezione “effetti collaterali” potete leggere di tutto, dalla celeberrima “secchezza delle fauci” a “occasionalmente, morte”. A parte il valore apotropaico di queste avvertenze, nel bugiardino di Unicredit ce n’è una su cui riflettere.

Parliamo dell’investimento in Atlante, dove Unicredit ha un impegno per 845 milioni di euro, e ne ha sinora versati 686. Siamo ormai prossimi al momento in cui gli azionisti di Atlante dovranno decidere come “valorizzare” la propria partecipazione a bilancio, alla chiusura dell’esercizio 2016. Unicredit, nell’attesa di quel momento, avverte:

Quanto alla contabilizzazione dell’investimento, la banca segnala che le quote sono state rilevate al loro valore di sottoscrizione, ritenuto espressione del fair value. «Peraltro – si legge nel documento – non può escludersi che successivamente al 30 settembre 2016 l’analisi di elementi valutativi coerenti con quanto previsto dai principi contabili internazionali possa comportare la necessità di rilevare una riduzione, anche significativa, di valore dell’investimento, con possibili effetti negativi sulla situazione economica, patrimoniale e/o finanziaria dell’emittente e/o del gruppo» (Radiocor, 30 gennaio 2017)

Il fondo che avrebbe dovuto rendere “almeno il 6% annuo” parte ad handicap, si direbbe. Le casse professionali possono tirare un profondo sospiro di sollievo, almeno per ora. La storia economica di questo paese dirà se i costi di Atlante 1 e 2 alla fine saranno stati inferiori a quelli della risoluzione delle banche coinvolte nel salvataggio. Per ora, prendiamo atto che il rischio di distruzione di valore e di contaminazione del sistema bancario italiano, organismo già molto debole di suo, resta elevato.

Aggiornamento del 31 gennaio – Unicredit svaluta effettivamente la quota in Atlante, anche se non dettaglia per quanto, ma le stime sono pesanti. Quaestio Sgr non gradisce ed offre il suo parere pro veritate. Ma ormai il dado di Mustier è tratto. Ora saranno problemi per tutti gli altri azionisti del fondo che doveva sviluppare il mercato italiano degli Npl.

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