La mia gabella è migliore della tua, dissero i gemelli Mucchetti

È preoccupato, Massimo Mucchetti. Il presidente della Commissione Industria del Senato affida le proprie angustie ad una intervista a Valentina Conte su Repubblica. Non è chiaro che vuol fare il Pd della Web Tax, dice Mucchetti. Ci sono almeno tre orientamenti differenti, nel gruppo Pd di Montecitorio, a suo giudizio. Mucchetti è preoccupato soprattutto dalla posizione di Francesco Boccia, suo compagno di partito e presidente della Commissione Bilancio della Camera, che pare voler mettere una gabellina dell’1% sul fatturato dell’e-commerce, incluso quello realizzato con consumatori e non solo con imprese.

Ipotesi che suscita la preoccupazione di Mucchetti, tornato difensore di imprese e consumatori. O forse è il suo gemello:

«Secondo la riformulazione di Boccia, la web tax non genererebbe credito d’imposta per le imprese web italiane, e dunque appesantirebbe il prelievo fiscale sul risultato annuale. Quanto ai clienti – le altre imprese, le famiglie che acquistano l’energia elettrica in rete, i ragazzi che scaricano i film da Netflix – si vedrebbero addossare un’addizionale Iva de facto. Ma perché far pagare ai consumatori lo sconto ai giganti del web? Perché varare un’Iva bis?»

Parole sante. La levata d’ingegno di Boccia, che produrrebbe un gettito stimato di 600 milioni col quale far piovere mance in nome del popolo assetato, è banalmente un’addizionale Iva, punto. Ma è certamente commendevole che Mucchetti si preoccupi tanto delle povere imprese e dei poveri consumatori italiani.

E tuttavia giova precisare che parliamo, con tutta evidenza, del gemello buono di Mucchetti. Il gemello cattivo, infatti diceva tutt’altro, solo pochi giorni addietro. Riguardo alle imprese ed al rischio che alcune venissero incise dal tributo in luogo degli Over the top:

«Ma andiamo al sodo con un piccolo esempio. Un ristorante paga a Google 400 euro l’anno per essere menzionato con tutte le immagini e le informazioni gradite. È possibile che Google ricarichi i 24 euro della web tax. Se quel ristorante non è in grado di recuperare il costo di una bottiglia di vino in un anno, forse ha problemi più seri»

Quindi, vediamo: un eventuale 6% di aggravio per imprese “innocenti”, per il gemello Mucchetti cattivo, è una bottiglia di vino, quindi che sarà mai; mentre invece ora il gemello buono si preoccupa di non “appesantire il prelievo fiscale sul risultato annuale” per l’1% dei costi di acquisto. Troppo buono, senatore. E quanto ai consumatori? Beh, qui il gemello Mucchetti cattivo scrollava le spalle:

Dunque solo le imprese come Google non potrebbero compensare l’imposta. C’è pericolo che si rifacciano sui consumatori finali?
«No: stiamo parlando di rapporti tra imprese. E comunque mi parrebbe un’obiezione curiosa dopo tante teorizzazioni liberiste sul trasferimento dell’imposizione fiscale dalle imprese e dalle persone alle cose»

Tradotto: sono consumatori, paghino! Del resto, lo dicono anche i libberisti, no? Imposizione spostata dalle persone alla cose. Invece, il gentile gemello buono si preoccupa paternamente dei “ragazzi che scaricano i file da Netflix” (sic).

Occorre sottolineare che, alla fine, i gemelli Mucchetti una posizione comune ce l’hanno: sono entrambi contrari alla formulazione Boccia della Web Tax. Piccola nota a margine: alla fine, con tutti questi gemelli, scopriremo che abbiamo ben 1260 deputati e 630 senatori. Sarà quindi utile tenere conto di questi sdoppiamenti, alla prossima riforma costituzionale da bocciare al referendum confermativo.

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