Il post-cast: il futuro delle regole europee

In un commento pubblicato sul Financial Times, l’ex ministro delle Finanze di Angela Merkel, oggi presidente del Bundestag, si rivolge al premier italiano ricordandogli l’importanza di ridurre il debito, dopo la pandemia, richiamandosi al John Maynard Keynes “anticiclico” delle origini e ad un Alexander Hamilton differente da quello che che gli italiani amano citare quando invocano la necessità di mutualizzare il debito dell’Eurozona. Wolfgang Schaeuble ripropone l’esigenza di nuove regole per il patto di stabilità e crescita, aggiungendo la propria voce a un dibattito che è in corso, visto che le regole rimarranno sospese sino a fine 2022 e servirà decidere se e con cosa sostituirle.

L’editoriale di Scheuble è un interessante compendio del pensiero mainstream tedesco sul debito che causa inflazione, una dinamica che in Eurozona è stata contestata in questi anni da ovvie evidenze empiriche. Nel podcast si analizza questa posizione tedesca “classica”, commentando il testo integrale dell’intervento del presidente del Bundestag.

L’altro Hamilton

Come gestire il futuro? Secondo Schaueble, con un “momento hamiltoniano” dall’accezione del tutto differente da quella italiana, che vuole la mutualizzazione del debito come strada per la felicità. Hamilton, in realtà, prescriveva ben altro. Il presidente del Bundestag vuole un sistema di garanzie e sanzioni, con inevitabili modifiche ai trattati, la stella polare tedesca.

Il dibattito sulla riforma del patto di stabilità e crescita è comunque apertissimo, visto che l’attuale versione è sospesa sino a fine 2022 ma che poi tornerà, in assenza di modifiche che andranno discusse e negoziate nel prossimo anno e mezzo.

Gli italiani farebbero quindi bene a prepararsi per tempo, anche se la presenza a Chigi di Draghi è garanzia che ciò avverrà. Di certo, auspici italianamente manieristici del tipo “avanti con la mutualizzazione, è finita l’austerità”, sono la premessa per avere risvegli piuttosto ruvidi.

Nel podcast si discute di una proposta di riforma di tre economisti, Philippe Martin, Jean Pisani-Ferry, Xavier Ragot, basata su rapporti di debito specifici ai singoli paesi, abbandonando il totem del 60% del Pil. Per ogni paese viene valutato il differenziale tra crescita del Pil e costo medio dello stock di debito, metrica che ormai padroneggiate con disinvoltura, se seguite questo sito con sufficiente regolarità. È l'”effetto palla di neve”.

La regola della palla di neve

Se tale differenziale è favorevole, cioè se la crescita supera il costo medio del debito, un paese può anche fare deficit discrezionale e continuare a vedere il debito ridursi. Ma che fare, a livello di Eurozona, con quei paesi “frugali” che adottano posizioni fiscalmente restrittive per ridurre il proprio debito, visto che le divergenze nazionali di politica fiscale frenano la crescita collettiva?

I problemi, come sempre, sorgono al momento di fissare sanzioni e parametri di controllo, sia pure “qualitativi”. Che accadrebbe al paese che ha un differenziale sfavorevole, cioè che cresce meno del costo del suo debito? Vedete in questa descrizione l’identikit di un paese mediterraneo europeo caratterizzato da vittimismo e cospirazionismo? Anch’io.

Si ricorrerà, al solito, alla corda insaponata dell’ampio avanzo primario per tenere l’indebitamento in equilibrio? Nulla cambierebbe rispetto allo status quo ante, quindi. Oppure il paese e la sua politica economica verranno davvero commissariati?

Come che sia, tenere occhi e orecchie ben aperti sul dibattito, evitando i soliti commenti di ampia parte della nostra patriottica stampa, improntati a “i tedeschi ce l’hanno con noi”, “i tedeschi vogliono tornare al passato”, e così spero di voi. Buon ascolto.

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