Il post-cast: la Cina alla guerra dei dati

Il mese di luglio è stato sanguinoso, per gli investitori in azioni cinesi, dopo i nuovi episodi di vero e proprio “assalto regolatorio” delle autorità statali al settore privato, iniziato lo scorso autunno con l’avvio del processo di ridimensionamento di Jack Ma. La motivazione di questa offensiva resta sempre quella: il controllo dei dati personali dei cittadini cinesi, anche se nell’ultimo caso in ordine cronologico, quello delle società di tutoring scolastico, si possono rinvenire anche motivazioni di contrasto alle forme più eclatanti e socialmente problematiche di diseguaglianza.

Le società di tutoring scolastico curricolare, molte delle quali si sono negli ultimi anni quotate negli Stati Uniti, dovranno diventare delle non-profit e non potranno avvalersi di docenti stranieri. La misura pare essere mirata ad alleviare, almeno sulla carta, il forte stress finanziario e psicologico su famiglie e ragazzi, in un paese dove l’accesso all’istruzione superiore è visto dalle famiglie come investimento decisivo sui propri figli.

Meno tutoring scolastico, più figli?

Il fenomeno è causa di vistose diseguaglianze, non tra città e campagne, visto che le famiglie delle aree rurali semplicemente mancano del reddito per investire nell’istruzione superiore dei figli, ma entro le classi sociali urbane. Secondo fonti di partito, sopprimere l’elevata onerosità di questi corsi potrebbe liberare risorse da destinare all’allargamento delle famiglia.

La realtà è che, in assenza di un deciso intervento di welfare da parte dello stato, le diseguaglianze aumenteranno, e solo i molto ricchi potranno continuare a fruire dell’accesso a questi supporti formativi, oltre che a docenti occidentali, a cui il regime guarda con crescente sospetto come vettori inconsapevoli di inquinamento ideologico.

Ma, a parte questa repressione regolatoria del tutto peculiare nel settore del cosiddetto edtech (education technology), lo stato cinese punta con decisione a dotarsi di nuove leggi di cosiddetta protezione dei dati personali, che nella forma ricalcano il GDPR europeo ma nella sostanza serviranno a rafforzare il monopolio pubblico nell’acquisizione e trattamento dei dati, e a cui ogni azienda internazionale che fa affari con entità cinesi dovrà assoggettarsi.

Un nuovo episodio della “guerra dei dati” cinese contro il resto del mondo, con pesanti riflessi da barriera protezionistica non tariffaria, che renderanno sempre più stretto il percorso per evitare una guerra economica, parte del più generale conflitto geopolitico tra blocchi. Buon ascolto.

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