Congiure

Il rapimento di Simona Torretta e Simona Pari ha provocato un autentico shock in quanti hanno sempre pensato, perlopiù in buona fede, che potesse essere possibile distinguere tra i “cattivi” (i militari, i contractors e i poveri disgraziati che lavorano per loro) e i “buoni”, cioè le organizzazioni non governative e quanti svolgono compiti di assoluta nobiltà morale, spesso in aperta polemica con i propri governi, come fatto da “Un ponte per…”. Ma quello che vorremmo segnalare è una costante psicologica e culturale che si sta affermando in alcuni ambienti: la teoria della cospirazione. Scrive infatti Repubblica online, parlando della reazione incredula dei no-global al rapimento delle nostre connazionali:

E’ sgomento il mondo pacifista. Non perché sia rimasto sorpreso da quel che è accaduto ieri a Baghdad. La tragedia di Enzo Baldoni, il rapimento dei due reporter francesi avevano chiarito che il solo fatto d’essere occidentali in Iraq espone a rischi enormi. E’ sgomento perché il sequestro di Simona Pari e Simona Torretta ripropone tutte assieme, nel modo più brutale, le ragioni fondamentali e le difficoltà dell’agire per la pace. Così la richiesta del ritiro delle truppe s’accompagna al dubbio che alla fine saranno le organizzazioni non governative a doversi ritirare da quell’inferno come, del resto, già hanno fatto altre Ong straniere e, nel più ‘tranquillò Afghanistan, persino “Médicins sans Frontierès”. Anche se, dice Sergio Marelli, direttore della Focsiv, Volontari nel mondo: “Dobbiamo andare avanti, non dobbiamo farci intimidire”.

Il fatto è che mentre le preoccupazioni per la sicurezza degli operatori insinuano questo dubbio, l’analisi dei fatti conferma l’assurdità della guerra. I pacifisti non sono sorpresi, ma la memoria del tempo in cui gli operatori godevano d’una sorta di immunità non è poi tanto lontana. “Siamo smarriti e angosciati – dice Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola per la pace – per anni abbiamo lavorato senza problemi”. Se le cose sono cambiate è per la natura di questa specifica guerra e anche per il ruolo che l’Italia ha assunto: “E’ venuta meno – dice Emergency in un comunicato – la distinzione tra milioni di italiani che hanno osteggiato la guerra e chi l’ha voluta e la conduce”. Secondo Vittorio Agnoletto, c’è una coincidenza di fini tra la logica del terrorismo e quella della guerra: “Fare terra bruciata, togliere di mezzo tutti coloro che cercano di costruire un mondo di pace”.

Dopo un giornalista non embedded e schierato contro la guerra come Baldoni, e due reporter provenienti da un paese non belligerante come la Francia, adesso sono state rapite due esponenti del vasto mondo della solidarietà con il popolo iracheno”. Ed ecco il ritorno della “strategia della tensione in versione irachena” dove gli autori del comunicato vedono all’opera “forze oscure riconducibili alle potenze occupanti o al governo iracheno indipendente“.
E’ uno dei temi ricorrenti nel dibattito che si è subito aperto nei siti dei pacifisti e dei no global. Un confronto aspro, a tratti rabbioso. Su Indimedya è stato introdotto da un intervento-provocazione (“Con i soldi che i pacifondai mandano ai ‘resistenti irachenì gli eroici tagliatori di teste rapiscono altri pacifisti… il colmo”) che ha scatenato a margine una discussione sull’opportunità di bloccare l’accesso alla rete di simili nefandezze. Poi, rapidamente, la questione del complotto delle “forze oscure” è diventata il primo punto d’un implicito ordine del giorno. “Indovina indovinello – scrive “Campista” alle 17,07 di ieri – i partigiani li ammazzano, i pacifisti li sequestrano. I mercenenari li rilasciano. Chi sono?”. Sulla stessa linea un altro dei partecipanti al dibattito, alias “Ma-chi-si-fida-più”: “E’ una strategia? Sì, è pienamente funzionale ad isolare l’Iraq e affidarlo nelle uniche mani statunitensi, allontanare le Ong che rompono troppo il c. a croci rosse e infiltrati simili”.
Il dramma di Simona Pari e Simona Torretta ha nuovamente fatto sanguinare alcune delle ferite aperte dalla tragedia di Baldoni. Il Rimini social forum ha diffuso un comunicato per chiedere che sia il governo a trattare, “senza alcuna intermediazione da parte di Maurizio Scelli, commissario straordinario della Croce rossa italiana”.

Nei minuti e nelle ore successive alla notizia del rapimento la domanda prevalente che il mondo pacifista si è posto è stata: “Come è potuto accadere?”. Ma subito dopo è arrivata l’altra domanda, l’unica che nei prossimi giorni conterà: “Cosa fare?”. C’è una corale esortazione che viene anche dal mondo dell’associazionismo cattolico: “Il governo deve fare tutto il possibile”, dice Luigi Bobba, presidente delle Acli. Ma la richiesta del ritiro delle truppe non ha subordinate. Gino Strada: “Siamo all’ultimo stadio, alla deriva della cosiddetta guerra umanitaria. L’unica cosa sensata che si può fare è andarsene”.

C’e’ sempre una teoria della cospirazione che accompagna pensieri e parole di alcune ben identificabili parti politiche. Scelli è visto come un ascaro dell’odiato Berlusconi, assetato di potere e malato di protagonismo, qualcuno lo ha addirittura definito ipermediatizzato. E si va avanti così, in questa gigantesca intossicazione psicologica di massa. Vorremmo segnalare anche un altro esempio di paranoia da complotto, perché vorremmo tenere sempre bene a mente che, tra le leggende metropolitane, ce n’é una che accomuna alcune paranoie islamiche e della sinistra antagonista: l’11 settembre 2001 non c’erano ebrei nelle Torri gemelle. Chi scrive ha avuto, nel novembre 2001, un surreale quanto duro scontro verbale con una giovane no-global, che sosteneva berciando di aver saputo “da fonti certe” che al World Trade Center non c’erano ebrei, e che l’attacco alle torri gemelle era stato organizzato dal Mossad.

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