Annuncio trionfale di “Repubblica”: Mediaset perde ascolti a vantaggio della Rai. In un articolo apparso online, e dai toni bizzarramente trionfalistici, l’articolista parla di “numeri che fanno da suggello ad un periodo nerissimo per l’azienda di Cologno Monzese”, di “uno schieramento di forze, quello messo in campo dalla tv pubblica, difficile da contrastare”, di “allarme continuo, rosso, infinito”, mentre in Rai “dirigenti di primissimo piano che si chiamano da una stanza all’altra, si abbracciano e pronunciano commenti irriferibili sui disastri d’ascolto del Biscione. A Mediaset lo hanno saputo e si è registrato più di un travaso di bile”. Insomma, “una Rai rinata, splendente, attivissima. Mai vista così da anni e anni a questa parte.”
Siamo molto felici per la Rai, anche se continuiamo a non capire perché in questo paese le vicende della televisione riescano ad occupare spazi non irrilevanti sulla carta stampata, in un corto-circuito che non ha eguali nel resto del mondo occidentale, dove un qualsiasi Baudo o Bonolis riescono ad assumere rilevanza politica. Quello che vorremmo invece sottolineare è che questa nuova situazione sembra far venire meno tutto il castello di carte di quanti hanno sempre sostenuto che, dato il conflitto d’interessi di Berlusconi (che anche noi consideriamo indecente), la Rai sarebbe stata destinata ad un lento, inesorabile declino, a tutto vantaggio degli utili della piovra Mediaset. Le cose non stanno andando esattamente in questo modo, anche se preferiamo non indagare sulla qualità dei programmi, sempre molto “esile”, per usare un eufemismo, con abbondanza di format d’importazione, voyeurismo a buon mercato e fagioli in scatola da contare. Ancora una volta, i sostenitori della teoria cospirativa hanno avuto torto. D’accordo, ora in Rai ci sono meno psicodrammi collettivi, non c’è più una presidente di “garanzia” che un giorno si e l’altro pure dipinge foschi scenari orwelliani. Liquidata (soprattutto in senso retributivo, perché anche i progressisti a 32 carati tengono famiglia…) questa vicenda, ci resta la solita televisione deficiente, il solito “servizio pubblico” che non serve a nulla e nessuno, e attendiamo fiduciosi il prossimo “attentato alla democrazia”, che chissà, potrebbe assumere le sembianze di un’estromissione di Alba Parietti o della frattura del setto nasale di qualche incaricato alla consegna di tapiri.