Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bari, De Benedictis, che in un’ordinanza era riuscito a scrivere che Stefio, Cupertino, Agliana e il povero Quattrocchi erano “mercenari”, “fiancheggiatori (sic, ndr) degli Stati Uniti“, e che “questo spiega, se non giustifica l’atteggiamento dei sequestratori nei loro confronti” (ri-sic, ndr), torna sui suoi passi e spiega di essere stato frainteso, che ha sempre considerato Quattrocchi “un eroe”, che “E’ una questione di grammatica, semanticamente mercenario è colui che combatte e che rischia la propria vita in favore di un’altra persona o anche di un esercito, per denaro, nel caso di specie io ho usato il termine per intendere che rischiavano la propria vita ed offrivano la loro protezione a privati”.”Per quanto riguarda l’essere fiancheggiatori della coalizione – ha precisato ancora il gip – si intende dire in diritto, perché è una frase giuridica, che c’è qualcuno che offre il proprio fianco, il proprio aiuto.”
Come possiamo commentare? Fino a ieri, pensavamo di trovarci di fronte al solito giudice progressista a 32 carati, uno di quelli che vanno in piazza a cantare “Bella ciao”, con Santoro e la Gruber, inneggiando ai “partigiani” iracheni. Oggi, dopo averlo visto in televisione ed esserci fatti un’idea anche antropologica di questo signore, pensiamo che si tratti più semplicemente di un piccolo burocrate di provincia che ha frequenti colluttazioni con la lingua italiana. Non si spiegherebbe diversamente l’utilizzo sinonimico di termini come “mercenari”, “body guard” e “gorilla” (ri-ri-sic, ndr). Malgrado ciò, abbiamo già avuto il riflesso pavloviano dei comunisti italiani, che chiedono un dibattito parlamentare sulle conclusioni di questa bizzarra ordinanza, per “capire” (altra mirabile costruzione retorica caratteristica della sinistra) se “esistono o no mercenari italiani in Iraq”. La sequenza è quindi la seguente: un giudice scrive una sentenza o un’ordinanza; una parte politica (sempre la stessa…) chiede un dibattito parlamentare “per capire”; al diniego della maggioranza, iniziano inchieste, dossier, fiaccolate e trasmissioni su Raitre, sempre “per capire”, il tutto con l’abituale rullo di tamburi di sdegno per “l’attentato all’autonomia della magistratura”, che pensiamo non sia mai stata così ampia nella storia italiana, vista la quantità di sciocchezze che i giudici oggi possono così impunemente scrivere. Serve un test psico-attitudinale per gli aspiranti magistrati? Si, ma anche uno linguistico, altrimenti un giorno verranno a dirci che il termine “liberale” è, “in fatto e in diritto” e “nel caso di specie”, sinonimo di crimine contro l’umanità. Ora attendiamo con ansia l’esito della valutazione su questo caso del Csm, il sacro “organo di autogoverno” dei giudici italiani, anche se meglio sarebbe definirlo organo di autoassoluzione della casta togata, perché il conflitto d’interessi in Italia è anteriore alla comparsa sulla scena di Berlusconi.