(ANSA) – ROMA, 3 GEN – ”Il nome di quello che e’ successo e’ povertà. E’ la povertà che produce catastrofi”. Il sindaco di Roma Walter Veltroni commenta in un’intervista a REPUBBLICA il disastro che ha colpito il Sud-Est asiatico.
”Oggi piangiamo centinaia di morti e dispersi italiani, insieme a migliaia di morti di tutto il mondo: un lutto collettivo enorme. Pero’ non dimentichiamo, nel farlo, le ragioni per cui li piangiamo: lo sviluppo ineguale, l’assenza di strumenti di allerta, in quei paesi, di mezzi e di strutture per avvertire la catastrofe, di cultura per prevenirla ed affrontarla. Di osservatori, di ospedali, di scuole”. ”Per la prima volta – continua Veltroni – non si ha piu’ la certezza che il tempo che verrà sarà migliore di quello che e’ passato. Si ha la sensazione che le cose possano solo peggiorare, e un grande sentimento di impotenza. E’ questo il senso del discorso di Ciampi, anche: non ci rassegniamo all’impotenza, continuiamo a credere e sperare. Pero’ per farlo bisogna agire politicamente”.
Tra le azioni ‘politiche’ da compiere , secondo il sindaco di Roma, c’e’ sicuramente la cancellazione del debito.
”L’Indonesia, che ha migliaia di vittime, ha speso quest’anno 320 mila dollari alla settimana per restituire il debito. Non sarebbe stato meglio se li avesse spesi per costruire scuole, case dignitose, ospedali? Meglio per l’umanità, non per gli indonesiani. Perche’ poi, al momento della conta dei morti, nel mondo globalizzato i morti sono di tutti”.
L’Italia ”dovrebbe far partire subito una campagna internazionale per la cancellazione del debito, naturalmente vincolandola a determinati scopi. (…) In cinque giorni gli italiani hanno raccolto 25 milioni di euro con sms. Tutti sono disposti a sacrifici se è per una causa che riconoscono. La politica – conclude Veltroni – deve muoversi”.
Ecco l’ennesima manifestazione della logica da cani di Pavlov che caratterizza molti politici occidentali, non solo italiani. L’assenza di sistemi di rilevazione dei maremoti non e’ frutto della povertà, bensì dell’assoluta miopia dei dirigenti politici delle aree coinvolte. L’Indonesia è uno dei principali produttori di petrolio, la Thailandia una delle “tigri” asiatiche, l’India ha imboccato il circolo “virtuoso” del decollo industriale (prescindendo dall’impatto ambientale, quasi sempre devastante), e potrebbe essere la prossima Cina. L’unico paese che si può definire realmente povero, e quindi del tutto meritevole della cancellazione del debito è lo Sri Lanka. Il problema della definizione di una politica “occidentale” che consideri aspetti etici quali la lotta alla povertà è che oggi ci sono in giro troppe Giovani Marmotte come Veltroni, che pure non è affatto il peggiore, anzi. Azzarderemmo una proposta troppo “radicale”, in ogni senso: vincolare gli aiuti successivi alla fase di massima emergenza umanitaria ad un’azione di controllo e verifica del rispetto dei diritti umani nei paesi interessati dalla catastrofe. Siamo sempre degli inguaribili sognatori, già vediamo all’orizzonte torme di businessmen occidentali con le loro valigette ed i loro palmari…