All’armi siam clientelisti, terror dei liberisti…

Le elezioni politiche si avvicinano inesorabilmente. C’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria, anzi d’antico. Congressi di partito in cui si spara a zero sul premier della propria coalizione, con reiterate richieste di primarie (che riteniamo siano la giusta rivendicazione di pari opportunità di carriera per le donne medico…), si infliggono bacchettate ai propri “alleati”, ricordando che i democristiani, quando volevano sbranare o accoltellare qualcuno, sempre rigorosamente alle spalle, lo definivano preventivamente “amico” e, per dimostrare il proprio francescano amore per gli animali, si dotavano di un gallo con la spiccata propensione a cantare tre volte. Rivendicazione orgogliosa dell’eredità democristiana: uno Sturzo di qui, un De Gasperi di là, un Aldo Moro che veglia su di noi. Alcune robuste posizioni di lotta e di governo, come la valutazione di un bilancio politico “magro” per l’attuale maggioranza uscente ed uscita (di senno), un’ammissione di scarsa produttività dei lavori parlamentari, forse anche per effetto della pervicace inclinazione a far mancare reiteratamente il numero legale durante le votazioni. Occorre adeguarsi ai tempi, dice Follini: ha perfettamente ragione. Molti anni fa, quando le procedure di voto erano a scrutinio segreto, bastavano i franchi tiratori, una nobile specie di origini democristiane col pedigree. Oggi, che i regolamenti parlamentari sono così poco rispettosi della privacy, ed il voto palese è ormai la norma, occorre ingegnarsi e infrattarsi in “missione”, preferibilmente dalle parti della buvette.
Ma soprattutto, occorre dare certezze al paese. In primis, la certezza che il partito della spesa pubblica è vivo e lotta insieme a noi. E così, la nuova parola magica è diventata “stabilizzazione”. Nel suo nome sono stati assunti 40.000 precari della scuola, e nemmeno un grazie da quei cattivoni di cobas e cgil, sempre pronti a lamentarsi e a scendere in piazza. Poi il rinnovo del contratto del pubblico impiego, sopra il tasso d’inflazione programmata, programmabile e climatizzata, perché abbiamo scoperto che per rivitalizzare l’economia del paese occorre non supply side, che è robba teribbile da amerikani, ma demand management, cioè salario come variabile indipendente. Oggi, nel giorno del democristian pride (orgia permanente mai esecrata dal Vaticano), ecco il ministro della Finzione Pubblica (avete letto bene, non è un refuso), Mario Baccini, che con quel cognome farebbe meglio a trovarsi una Dolcenera e abbandonare la politica, annuncia il nuovo capitolo della Gloriosa Era della Stabilizzazione:

Il ministro per la Funzione Pubblica, Mario Baccini, ha svolto in Consiglio dei MInistri un’ampia relazione circa l’attuale situazione del cosiddetto lavoro precario nella pubblica amministrazione, segnalando come il frequente ricorso a forme di lavoro flessibile, anche per lo svolgimento di compiti istituzionali delle amministrazioni, abbia determinato distorsioni e inefficienze alle quali occorre porre rimedio definendo una disciplina piu’ rigorosa ed avviando, compatibilmente con le disponibilita’ finanziarie, una progressiva stabilizzazione del predetto personale precario. ()

Bella l’idea di aprire il Congresso Udc sulle note di “Centro di gravità permanente” di Battiato, dimostra che i democristiani sono anche spiritosi.
Ricordate lo slogan elettorale dell’Udc, quello col faccione di Follini che dice ….Io c’entro“? Bene, ora tornerà utile. Le agenzie di pubblicità e comunicazione politica hanno già pronto il bozzetto: la faccia di Follini/Baccini/Casini/Buttiglione/Giovanardi (your choice), e sotto la scritta:
“Ma io, col risanamento della finanza pubblica, che cazzo C’ENTRO??”

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