Scrive Eugenio Scalfari, nel suo consueto contro-angelus illuminista domenicale:
La nostra lotta contro il terrorismo “qaedista” si gioca in gran parte – per quanto riguarda il secondo fronte che si è ormai aperto in Europa – sulla riconquista di quella zona grigia delle seconde e terze generazioni musulmane agli ideali di un Islam civile, pacifico, rispettato e rispettabile. Inserito nel tessuto economico delle società ospitanti. Lasciando ai suoi membri la scelta tra l’integrazione o la convivenza separata o una possibile mescolanza tra questi due principi.
Gli risponde la madre di Theo Van Gogh:
Theo ha rappresentato per l’Olanda quel che le bombe di Madrid e Londra sono state per Spagna e Inghilterra. L’Europa ha coccolato gli islamici che arrivavano qui. Mio figlio ebbe le prime minacce di morte nel ’97, dopo aver scritto che a parità di reddito familiare un bimbo olandese riceve la metà dei sussidi per l’asilo che finiscono nelle tasche del figlio di un immigrato. Ma era vero. Qui per loro sono gratis anche i corsi di bicicletta, ci illudiamo che servano all’integrazione. Abbiamo sempre dato senza chiedere nulla, ci vergognavamo di farlo. Ma credo che Theo avesse ragione nel temere la sopraffazione della nostra cultura. Qui nel ‘600 e nel ‘700 pubblicavamo Molière, Victor Hugo e Swift, autori proibiti nelle loro nazioni. L’assassino di Theo ha detto che non accetta nessuna discussione, nessun confronto. Solo la legge del Corano. Se sono in tanti a pensarla così, e mi sembra che lo siano, le prospettive sono brutte. La morte di Theo ha dimostrato che aveva ragione. Gli altri pensavano quel che lui scriveva. Ma il fatto che le persone abbiano problemi a dire quello che pensano realmente dell’Islam, dimostra che non siamo messi bene. Che stiamo indietreggiando. Come sosteneva mio figlio.
Anneke Van Gogh è una donna di sinistra, come il marito. Si conobbero ad un convegno del partito laburista olandese, di cui entrambi erano militanti. A differenza di suo figlio Theo, non ritiene che Israele rappresenti l’unica vera democrazia in Medio Oriente. Ma oggi ha ben chiaro quello che suo figlio rappresenta per l’Europa, e lo esprime con l’immagine dei minatori che camminano portando con sé un canarino in gabbia:
«Quando l’uccellino cade stecchito, significa che c’è pericolo, i gas hanno invaso i tunnel ed è ora di correre al riparo. Credo che la storia di Theo sia quella dove si vede di più qual è la posta in gioco per l’Europa».
L’Europa dell’indifferenza, dell’autosegregazione culturale e religiosa gabellata per tolleranza, del welfare passivo e creatore di dipendenza e decadenza sociale. Oggi, Anneke Van Gogh si prepara a guardare negli occhi l’assassino di suo figlio, mentre viene condannato all’ergastolo. Lo aveva già fatto nei giorni scorsi, in aula, mentre il killer affermava di non provare alcuna pietà per lei, perché infedele. Un killer che viveva dei generosi sussidi di disoccupazione dello stato olandese, una delle ultime vestigia dell’era della dissolutezza fiscale-morale europea:
«Uno che viveva con il sussidio di disoccupazione pagato anche da me—dice con voce neutra — e quindi ha avuto tempo per preparare il suo lavoro».
Mentre in Europa ci si interroga su strategie di assimilazione ed integrazione più efficaci, come la proposta francese del test di conoscenza linguistica per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno, in Italia la distorsione ideologica di una sinistra mossa anche da robusti appetiti elettorali ed economici, ha partorito l’idea del voto circoscrizionale per gli immigrati che risiedano a Torino da almeno sei anni. Nessuna verifica preliminare delle compatibilità culturali, della conoscenza del sistema sociale e politico in cui l’immigrato vive, del livello di autosegregazione in cui tali comunità potrebbero aver scelto di rinchiudersi. Nulla, l’unico requisito è il trascorrere del tempo, un po’ come nei percorsi di carriera della magistratura, il feticcio ideologico dei nostri progressisti. Scalfari ha gettato la maschera: quell’ossimoro inserito quasi con noncuranza nel suo editoriale (“Lasciando ai suoi membri la scelta tra l’integrazione o la convivenza separata”) dicono già tutto del perché ci troviamo in questa situazione, e di cosa sono relativismo ed anomia culturale della sinistra di questo paese.
UPDATE: il ministro Pisanu continua nella propria lodevole iniziativa della ricerca dell’Islam moderato. Gli auguriamo ogni fortuna, consigliandogli però di far precedere alla ricerca la lettura di questo editoriale di Magdi Allam.