Il dibattito attualmente in corso negli Stati Uniti sulla riforma del Tax Code sta producendo un interessante confronto di idee. Uno dei suggerimenti strategici per il legislatore, prodotto dal Tax Panel, è certamente quello secondo il quale un sistema fiscale efficiente dovrebbe minimizzare le distorsioni, e che l'”ingegneria sociale” per mezzo del fisco dovrebbe essere evitata ogni qualvolta è possibile. Si tratta, con tutta evidenza, di un precetto che è l’antitesi della normale produzione legislativa fiscale di ogni parlamento. La singola più importante causa di un sistema fiscale mal concepito e progettato è l’idea che la legislazione fiscale debba servire da sistema di premi e punizioni per guidare i mercati verso gli obiettivi dei policymakers. Secondo i sostenitori di questo approccio è possibile argomentare che alcune attività dovrebbero essere incoraggiate dal sistema fiscale, o perché esse creano esternalità sociali o perché nell’economia vi sono altre distorsioni che potrebbero essere compensate da appropriati rimedi fiscali. Tali argomentazioni sono di solito difficili da supportare per mezzo dell’evidenza empirica, e conducono a privilegi e miriadi di forme di elusione fiscale che tendono, nell’insieme, a ridurre l’efficienza del sistema fiscale, provocandone la gratuita complessità. Dato il processo politico che determina la legislazione fiscale, infatti, è probabile che esenzioni ed agevolazioni vengano a dipendere più dagli sforzi di lobbying dei gruppi d’interesse e dalla loro attività di rent-seeking che non da un’attenta stima delle esternalità sociali.
La politica sociale, quindi, non deve essere perseguita attraverso il sistema fiscale, bensì per mezzo di programmi diretti di spesa che sono trasparenti, soggetti a controlli democratici e di gestione amministrativa meno complessa. Al fisco deve essere demandata la missione di raccogliere le risorse per l’attuazione dei programmi governativi, interferendo il meno possibile con l’attività dei mercati.
Il mondo si divide in due categorie di persone: quelle che vogliono prosperare con la competizione e quelle che vogliono prosperare grazie ad un governo che ostacoli i loro concorrenti. Ciò vale soprattutto per il nostro paese, diviso tra imprenditori autentici e personaggi la cui imprenditorialità consiste nel trasformare il governo in dispensatore di privilegi ed ingiustizie.