Calunnia Rossa la trionferà

Non sappiamo che esito avrà l’iscrizione di Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani nel registro degli indagati della procura di Roma. Non ci pare esattamente un atto dovuto. Non siamo forcaioli né cospirazionisti, non abbiamo un passato in Lotta Continua, quindi non possiamo ambire ad essere cooptati tra le fila degli opinion maker italiani che contano. Di una condanna penale al signor Deaglio non ci potrebbe fregar di meno. A noi basterebbe che sul signor Deaglio cadesse la riprovazione che l’opinione pubblica di ogni paese “normale” riserva a chi produce simile paccottiglia. Negli Stati Uniti molte carriere giornalistiche, più o meno illustri, sono state disintegrate costringendo a più o meno onorevoli pensionamenti o disonorevoli oblii.

In Italia, no. E se qualcuno tra i lettori ritiene che si possa almeno attendere una seria indagine deontologica sul modo in cui il signor Deaglio vive ed esercita la propria professione, indagine compiuta magari da quell’artefatto medievale giunto intatto sino ai giorni nostri e chiamato Ordine (sic) dei giornalisti, magari con punizione “esemplare” come quella comminata a Renato Farina, peraltro non bastevole a placare l’inestinguibile sete di giustizia di quella dea sbendata chiamata magistratura; beh, chi ha immaginato tutto ciò, si rialzi dal seggiolone da cui è rovinosamente caduto. Siamo in Italia, non negli States. Il signor Deaglio può già contare sulle stigmate del martire della libera stampa: la medaglia al valore glie l’ha appuntata ieri il segretario dell’Ordine (ri-sic) dei giornalisti, Vittorio Roidi:

“La Procura della Repubblica di Roma ha indagato il collega Enrico Deaglio. Non so se si tratti di un atto dovuto. So che ancora una volta un giornalista che sta facendo il proprio mestiere viene fermato e intimidito. La legge dice che i giornalisti hanno l’obbligo di accertare la verità: è quello che Deaglio stava cercando di fare, in attuazione di quella concezione che affida ai giornalisti il ruolo di controllori dei poteri. Se Deaglio ha commesso reati lo dirà la magistratura, ma trovo preoccupante che uno dei pochi casi di giornalismo investigativo finisca con l’incolpazione del giornalista, sulla base di una vecchia e polverosa previsione del codice Rocco. Quella notte anche Berlusconi aveva parlato di brogli. Mi sono sempre chiesto perché le principali testate non abbiano lavorato a fondo per accertare cosa fosse successo”.

Il martire-collega viene fermato ed intimidito mentre esercita l’atto supremo di esercizio del controllo del potere. E viene fermato, si badi, sulla base di una norma retaggio di fosche ere liberticide. Eppure, il martire-collega stava facendo giornalismo investigativo, in nessun caso preconcetto e a tesi precostituita. A riprova di ciò basti citare l’avvertenza per l’uso, contenuta nella quarta pagina di copertina del dvd “Uccidete la democrazia“:

Questo film parla delle elezioni politiche italiane dell’aprile 2006. Non sono state regolari. Se lo fossero state il centrosinistra avrebbe vinto con ampio margine.

Il martire-collega si è documentato: da Portella della Ginestra ad Alexander Litvinenko le spire di un’unica, gigantesca trama cospirazionista hanno avviluppato questo nostro disgraziato paese, impedendo alla Democrazia di dispiegare appieno la propria funzione salvifica, come invece sarebbe accaduto con l’avvento al governo un qualche multiforme Fronte Popolare.

Il martire-collega ha elevato il concetto di giornalismo investigativo a nuove ed incontaminate vette, scoprendo l’esistenza di un comune, San Nicola Garganico, finora sconosciuto ai topografi ed amministrato dalle Forze del Male, dove le schede bianche non esistono ma dove esiste una elettrice che ha votato scheda bianca.

Il martire-collega ha studiato approfonditamente il meccanismo di conteggio delle schede elettorali, riuscendo a non scoprire che il Governo non aveva e non ha nessuna possibilità di falsificare il voto elettorale, poiché il controllo è affidato esclusivamente ai magistrati delle Corti d’Appello e della Cassazione.

Il martire-collega è intimamente convinto che il numero di schede bianche delle Politiche 2006 sia uniformemente posto tra l’1 ed il 2 per cento dei voti espressi. Ed è talmente convinto di ciò da non fornire dato alcuno sull’effettiva distribuzione di tali schede.

Il martire-collega non deve pagare sul piano penale. Presto il martire-collega tornerà a scrivere idiozie non documentate ed a trarne ampi benefici, mediatici e finanziari, grazie ai sinceri democratici che tali opere accorreranno ad acquistare, vibranti di sdegno per le sorti della nostra imperfetta e periclitante democrazia. Magari una bella autobiografia prefata da qualche scimmietta combattente per libertà, democrazia e (most of all) Giustizia, con la maiuscola, dove si narra il martirio del Collega.

Roundup: A Conservative Mind, Perla, Harry I, Harry II, JimMomo, Marco Taradash I, Marco Taradash II, Walking Class.

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