Dopo il voto di fiducia al Senato sulla legge Finanziaria che deve far ripartire l’Italia, avvenuto su un maxiemendamento di 1346 commi, che siamo certi i parlamentari avranno diligentemente studiato punto per punto (come dimostrato anche dallo psicodramma dipietrino sulla prescrizione per i reati contabili), Gian Luca Clementi analizza su noiseFromAmerika alcuni dei commi del maxiemendamento, e scopre che in effetti la Finanziaria di quest’anno ha rappresentato un autentico punto di svolta per la gestione della finanza pubblica, dopo anni di dissipatezze e dissennatezze berlusconiane.
Scopriamo, ad esempio che, quasi quarant’anni dopo, il terremoto del Belice è ancora una sorta di divinità malefica che deve essere placata con riti sacrificali di denaro dei contribuenti. Discorso analogo per quello dell’Irpinia (1980), ma che volete che siano 26 anni davanti alle ere geologiche, che plasmano senza posa la tettonica del pianeta?
Scopriamo anche che gli albergatori e le loro organizzazioni non sono in grado di compiere ricerche di marketing sui flussi turistici, quindi è cosa buona e giusta che lo stato-babysitter intervenga a correggere quello che appare come un caso da manuale di fallimento del mercato; scopriamo altresì che nella regione Umbria gli effetti del maltempo tendono a persistere nel corso degli anni.
Interessante è anche la notizia dell’erogazione di un contributo di 10 milioni di euro l’anno per i prossimi tre anni al Centro di Produzione SpA, l’editore di Radioradicale, in attuazione della convenzione con il Ministero delle Comunicazioni per il servizio di Radio Parlamento fornito dall’emittente radicale. Non vogliamo polemizzare senza costrutto, ma riteniamo sarebbe opportuno valutare, sulla base di un’analisi di tipo make or buy, se ai contribuenti costi meno, per ottenere il servizio pubblico di Radio Parlamento, corrispondere tale somma ai radicali o utilizzare parte della capacità produttiva inutilizzata della Rai, che resta pur sempre l’ente erogatore del servizio pubblico radiotelevisivo. Anche per motivi di opportunità politica, e ad evitare il sospetto di conflitti di interesse, non esistendo (a nostra conoscenza) separazione contabile tra i costi generati dalle trasmissioni di Radio Radicale (organo della Lista Marco Pannella) e la funzione di resoconto dei lavori parlamentari. Attendiamo delle volenterose delucidazioni in materia, alle quali daremo ampia evidenza.
Aldilà di queste amenità, non possiamo non essere d’accordo con il nostro premier e la sua variopinta corte dei miracoli contabili e fiscali: l’Italia ha svoltato. Un modo nuovo di gestire il denaro pubblico si è ormai pienamente affermato. C’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria, anzi d’antico.
E ora passiamo alla fase due, qualunque essa sia.