Quali sono le radici profonde del male, neanche troppo oscuro, della giustizia italiana? Per Mauro Mellini, avvocato, già deputato radicale al Parlamento per quattro legislature, già membro (1993-1994) del Consiglio Superiore della Magistratura,
“La crisi gravissima della giustizia italiana non è un problema tecnico, né una semplice sommatoria di deficienze e di deterioramenti, ma la conseguenza necessaria di una deviazione oramai assai accentuata e persistente della funzione giudiziaria dal suo naturale alveo.”
La magistratura non ritiene più che il suo compito sia quello di accertare la verità al di là di ogni ragionevole dubbio e di applicare le leggi vigenti secondo criteri interpretativi certi e universalmente riconosciuti, ma, invece quello di una “promozione sociale” alla quale finalizzare (e sacrificare) l’una e l’altra di quelle funzioni.
Mellini ha creato il sito Giustizia Giusta, dal quale si accinge a prendere vita l’omonima associazione, basata sull’affermazione di un principio di fondo: la necessità che i giudici debbano essere al servizio della legge e che la legge non debba essere strumento della politica della corporazione dei magistrati.
Giustizia Giusta ritiene che la percezione della natura della crisi della giustizia sia mancata e manchi completamente alla classe politica ed anche, e soprattutto, a quella parte di essa che tale deformazione non ha promosso e sfruttato ma di cui, invece, ha subìto il danno e le conseguenze.
Il sito, e in un prossimo futuro l’Associazione, nascono con l’obiettivo di favorire la diffusione di informazioni (anche a beneficio di quella parte del corpo legislativo che vuole formarsi un’opinione in materia prescindendo dalle veline dell’Anm) su funzionamento e disfunzioni della Giustizia in Italia, con un’azione rivolta allo scambio di opinioni, notizie e proposte. Nell’immediato, Giustizia Giusta si propone di intraprendere la raccolta e la diffusione di dati relativi a pubblicazioni di carattere “garantista” e di indagine su casi di malagiustizia, oltre a portare avanti l’iniziativa per la raccolta di firme di richiesta della proclamazione della data del 18 maggio, anniversario della morte di Enzo Tortora, come “Giornata nazionale delle vittime dell’ingiustizia”, per ricordare -e riflettere su- una devastante vicenda umana ed un’aberrazione giudiziaria che non peseranno mai abbastanza sulla coscienza civile di questo Paese.
Uno strumento in più per conoscere e valutare lo stato della Giustizia in Italia, da un’ottica liberale.