A conti fatti

Tra il secondo trimestre 2001 ed il secondo trimestre 2006 (l’arco temporale che racchiude la precedente legislatura italiana) il pil reale di Eurolandia a 15 membri è cresciuto del 7,6 per cento. Nello stesso periodo, quello tedesco è progredito del 4,1 per cento e quello italiano del 3,2 per cento. In altri termini, la crescita italiana è stata pari all’80 per cento di quella tedesca. Tra il secondo trimestre 2006 ed il secondo trimestre 2007 (l’inizio della legislatura prodiana), il pil tedesco è cresciuto del 2,5 per cento (sostanzialmente in linea con la media di Eurolandia), e quello italiano dell’1,8 per cento. In altri termini, la crescita italiana degli ultimi quattro trimestri è stata pari al 72 per cento di quella tedesca.

Anche uno scolaretto intuirebbe che: la crescita italiana ha un’elevata correlazione con quella tedesca ma la sua magnitudine, in questa espansione, appare più debole. Detto in altri termini: l’Italia cresce trainata dalla ripresa europea e globale, ma resta strutturalmente ritardataria rispetto alla media europea. Tutto ciò premesso, PERCHE’ Prodi continua a dire che il suo governo ha fatto ripartire l’Italia? E PERCHE’ vi sono ancora persone che credono a questa leggenda metropolitana?

Attendiamo gli sviluppi del rallentamento congiunturale in atto, con la crescita minacciata dal prezzo del petrolio, dal credit crunch globale e dalla restrizione monetaria cinese.

Un consiglio (non richiesto) a Berlusconi: non abbia fretta di tornare a Palazzo Chigi entro pochi mesi. Dato il famoso fattore C di Prodi, il Cav. rischierebbe di ritrovarsi con una congiuntura pressoché identica ha quella che ha piagato il quinquennio del suo governo. Errare è umano, perseverare è diabolico. Oppure, per quanto riguarda i creduli elettori del centrosinistra, è da coglioni.  

UPDATE: meanwhile, dopo aver falsificato il Dpef prendendo a martellate il sentiero di rientro del rapporto deficit-pil, il tutto per l’esclusivo fine di distribuire più mance alle proprie clientele, il governo scopre che la crescita rallenta. Smentita la voce dal sen fuggita, che proiettava il rapporto deficit-pil al 2,7 per cento, dall’originario 2,5 per cento, il buon TPS rassicura: non ci saranno nuove tasse, come disse il vecchio Bush prima della stretta fiscale (in corso di recessione) che gli costò la Casa Bianca a novembre del ’92.

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