La ormai abortita riforma dell’ordinamento giudiziario, elaborata nella precedente legislatura dal guardasigilli Roberto Castelli prevedeva, tra le altre cose, un “colloquio di idoneità psico-attitudinale“, per valutare l’aspirante toga anche da un punto di vista psicologico. La controriforma Mastella, scritta sotto dettatura dell’Anm, ha provveduto a eliminare tale test. Pensate a come potrebbe commentare il tradizionale marziano appena atterrato in Italia, dopo aver parcheggiato l’astronave in seconda fila ed aver letto delle vicende del gip Clementina Forleo.
La quale, prima ha denunciato urbi et orbi di essere oggetto di pesantissime intimidazioni istituzionali, salvo poi ritrattare tutto davanti al Csm, in quello che appare sempre più come uno stile di comunicazione pubblica in rapida estensione dai politici ai magistrati. E non si può neppure ipotizzare che le originarie esternazioni fossero frutto di malinteso riporto da parte dei giornalisti, visto che sono state pronunciate in diretta televisiva. Di fronte a simili sconcertanti performances torna alla mente quella disposizione della riforma Castelli, ma anche altre riflessioni s’impongono.
Forleo, ad esempio, lamenta la “mancata solidarietà” del Csm di fronte agli attacchi che le sono stati rivolti negli ultimi mesi da parte della politica. A noi sovviene che, mesi addietro, il gip milanese aveva pubblicamente (in televisione, al solito) preso posizione a favore della separazione delle carriere dei giudici. Un errore capitale, che ha guadagnato a Forleo la dura reprimenda pubblica del plurimedagliato collega Armando Spataro, oltre alla più che probabile “grave inimicizia” da parte di ampi strati della magistratura, senza distinzione di orientamento politico, dato il notorio riflesso ultracorporativo del nostro ordine giudiziario.
Una Clementina isolata perché emotivamente instabile o emotivamente instabile perché isolata? Ai posteri l’ardua sentenza.
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Sul tema, vedi anche l’analisi di Antonio Galdo, direttore de L’Indipendente