L’Etat c’est moi

Fantastico canovaccio da commedia dell’arte imbastito oggi tra Palazzo Chigi e Rifondazione comunista. Dapprima la durissima dichiarazione di Enrico Micheli, ombra di Romano Prodi dagli anni ruggenti dell’Iri:

“Non ricordo precedenti nel mondo politico, quanto meno occidentale, in cui lo speaker di un ramo del Parlamento entri a piedi uniti sulla situazione politica attuale, colpendo direttamente e senza il minimo di umorismo il Presidente del Consiglio in carica. Purtroppo anche questo è il segno di un ricorrente, diffuso affievolimento del senso dello Stato”

Risposta a stretto giro del rifondarolo Gennaro Migliore (non esattamente nomen omen):

“Sappia Micheli che, nonostante le sue errate conoscenze, forse motivate da uno sguardo rivolto più alla Russia che alle democrazie, la speaker del Parlamento Usa, Nancy Pelosi, non ha mai evitato di attaccare il capo del suo esecutivo, G. W. Bush. A Micheli chiedo se non sia il caso di scusarsi per l’enormità dell’accusa.”

Non sappiamo se Micheli rimembri altri esempi di assenza di senso dello Stato da parte del Parolaio Rosso.

Per dire, dichiarazioni come queste, o i ripetuti e reiterati giudizi rigorosamente partisan nell’esercizio delle sue funzioni istituzionali. Voi riuscite a ricordare circostanze in cui Pera e Casini si siano espressi da leader di partito, nella scorsa legislatura? Noi no, perché se vi fossero state avremmo avuto i girotondi in piazza e i partigiani sulle montagne. Evidentemente, a Prodi andava bene un Bertinotti garrulo e ciarliero contro l’opposizione. Ma quando la terza carica dello Stato entra in “modalità scorpione” (il ruolo che meglio gli riesce, dal 1998), ecco il delitto di lesa maestà. Il fatto è che a sinistra permane e persiste l’abituale tic: il partito e lo stato devono essere la stessa entità, i due concetti devono coincidere, per fisiologia dei precetti illiberali a cui questi signori si abbeverano dalla nascita. Non è che lo facciano apposta, è proprio nei loro cromosomi. Per avere la prova in vivo di ciò, pensate al modello Toscana. Ma Bertinotti è uno strano animale politico. L’essere al governo gli procura lo stesso effetto dell’alba su un vampiro: alla fine, la pulsione dell’opposizione senza se e senza ma prevale sempre.

E che dire delle spericolate dichiarazioni del giovane Migliore? Lo speaker del Congresso ha un ruolo eminentemente politico, non istituzionale, e dialettica e conflittualità tra Casa Bianca e Capitol Hill esistono anche in caso di maggioranza politicamente omogenea alla presidenza. Solo l’analfabetismo politico di un giovanotto dalle idee confuse e dalla incerta professionalità (e che riesce a sfoggiare con orgoglio l’aggettivo comunista mentre discetta di una democrazia liberale senza essersi prima sciacquato la bocca) poteva produrre una simile elucubrazione.

L’unica certezza è che la crisi civile e morale del paese procede a grandi passi. Non è una maggioranza politica che sta implodendo, ma un intero paese che si sta decomponendo.

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