Il Politometro di Repubblica è uno degli innumerevoli divertissement presenti in Rete per testare il proprio posizionamento politico-ideologico, in relazione alle imminenti elezioni. Liberamente ispirato ad altri celebri test, il Politometro si basa su una matrice 2×2: conservatori-progressisti, confessionali-laici. Vi confessiamo che, mentre il secondo asse ci appare comprensibile, almeno in termini linguistici, il primo lo è assai meno. Chi è un “conservatore”? Secondo il De Mauro “chi in campo politico tende a mantenere l’ordinamento costituito, difendendo la tradizione e opponendosi a nuove ideologie, riforme o innovazioni.” Sulla base di questa definizione verrebbe spontaneo pensare che gli autentici conservatori siano i progressisti, almeno in Italia. Questa è logora? Forse si, ma nei luoghi comuni c’è sempre un fondo di verità. Noi vorremmo considerare tale dimensione in termini di conservatorismo fiscale, nel quale ci riconosciamo. Gli autori del Politometro sostengono di aver mappato rigorosamente le affermazioni rispetto ai rispettivi programmi elettorali. Ci chiediamo che metodologia abbiano utilizzato per eliminare il rumore (anzi, il frastuono) di fondo del flip-flopping di alcuni candidati. E’ curioso che questa mappatura polarizzi i candidati premier italiani lungo la diagonale confessionali-conservatori vs. laici-progressisti.
Il vostro titolare è esterno all’italica diagonale:

D’accordo, è un gioco, e resta il sopracitato problema definitorio delle categorie. Ma forse il posizionamento laici-conservatori è quello che si avvicina maggiormente alla definizione di liberalismo che più amiamo. Tutto ciò premesso, la domanda sorge spontanea: con un simile posizionamento ideologico per chi votare in questo paese, ammesso di votare?